lunedì 26 maggio 2014

Poteva andare peggio

Premetto che a queste ultime elezioni europee non ho votato.
Non è stato per pigrizia, impossibilità o disinteresse, ma è stata una precisa scelta politica: per la prima volta in vita mia, in assenza di un riferimento preciso, non me la sono sentita di votare “il meno peggio” e mi sono astenuto. Gli astenuti sono risultati larga maggioranza e, pur riconoscendo che le motivazioni predominanti sono altre, credo in ogni caso che più di alcuni abbiano fatto una scelta come la mia.
Il fatto è che non mi riconosco nel PD di Renzi, anche se trovo alcuni aspetti positivi nel PD ma non nella sua attuale dirigenza.
Ho un rigetto istintivo per il populismo di neo-destra di Grillo, e un’esperienza sufficiente a riconoscerlo anche sotto la patina vagamente di sinistra di alcune delle sue urla.
Sono abbastanza legato alla vita reale da capire la fumosità e sostanziale inutilità di una lista velleitaria che unisce il radicalismo chic, il presenzialismo personale e vaghe speranze di un mondo migliore e rimane senza una politica concreta, che possa operare in questa Europa di oggi.
Quindi non ho votato. Volutamente. Sperando che quelli come me fossero tanti. E lo sono stati.
Del risultato non sono scontento, ma non solo per i tanti astenuti (non mi illudo lo abbiano fatto per le mie stesse argomentazioni), ma per come si sono distribuiti i voti espressi.
Prima di tutto Grillo è stato inequivocabilmente ridimensionato. Non quanto piacerebbe a me, e ci arriveremo presto, ma sopratutto rispetto alle loro (e non solo) aspettative. Grillo era il vero pericolo di queste elezioni, l’aspetto che più di altri ho dovuto contrastare per rifiutare il “voto utile”, e sono contento che abbia perso anche senza il mio contributo.
Bersusconi sta scomparendo, come la storia richiede, e la destra annaspa alla ricerca di un’identità senza un padrone.
Poiché anche la sinistra è da tempo che cerca una nuova identità, lo spazio per una neo-DC era diventato troppo ampio e favorevole perché non venisse occupato. Dato che il Vaticano non è esattamente lo stesso di una volta, non abbiamo fatto un passo indietro di 70 anni, ma ci siamo vicini.

Continuando a rimanere in attesa che si coaguli una sinistra democratica, capace di proporre soluzioni economiche di maggiore equità sociale che funzionino in questo mondo di oggi, di capitalismo globalizzato a forte presenza finanziaria, e quindi di definire nello stesso momento cosa significa essere di sinistra ora, il risultato di queste elezioni non è del tutto male, poteva sicuramente essere peggio…