Premetto che a queste ultime elezioni
europee non ho votato.
Non è stato per pigrizia, impossibilità o
disinteresse, ma è stata una precisa scelta politica: per la prima volta in
vita mia, in assenza di un riferimento preciso, non me la sono sentita di votare
“il meno peggio” e mi sono astenuto. Gli astenuti sono risultati larga
maggioranza e, pur riconoscendo che le motivazioni predominanti sono altre,
credo in ogni caso che più di alcuni abbiano fatto una scelta come la mia.
Il fatto è che non mi riconosco nel PD di
Renzi, anche se trovo alcuni aspetti positivi nel PD ma non nella sua attuale
dirigenza.
Ho un rigetto istintivo per il populismo di
neo-destra di Grillo, e un’esperienza sufficiente a riconoscerlo anche sotto la
patina vagamente di sinistra di alcune delle sue urla.
Sono abbastanza legato alla vita reale da
capire la fumosità e sostanziale inutilità di una lista velleitaria che unisce
il radicalismo chic, il presenzialismo personale e vaghe speranze di un mondo
migliore e rimane senza una politica concreta, che possa operare in questa
Europa di oggi.
Quindi non ho votato. Volutamente. Sperando
che quelli come me fossero tanti. E lo sono stati.
Del risultato non sono scontento, ma non
solo per i tanti astenuti (non mi illudo lo abbiano fatto per le mie stesse
argomentazioni), ma per come si sono distribuiti i voti espressi.
Prima di tutto Grillo è stato
inequivocabilmente ridimensionato. Non quanto piacerebbe a me, e ci arriveremo
presto, ma sopratutto rispetto alle loro (e non solo) aspettative. Grillo era
il vero pericolo di queste elezioni, l’aspetto che più di altri ho dovuto
contrastare per rifiutare il “voto utile”, e sono contento che abbia perso
anche senza il mio contributo.
Bersusconi sta scomparendo, come la storia
richiede, e la destra annaspa alla ricerca di un’identità senza un padrone.
Poiché anche la sinistra è da tempo che
cerca una nuova identità, lo spazio per una neo-DC era diventato troppo ampio e
favorevole perché non venisse occupato. Dato che il Vaticano non è esattamente
lo stesso di una volta, non abbiamo fatto un passo indietro di 70 anni, ma ci
siamo vicini.
Continuando a rimanere in attesa che si
coaguli una sinistra democratica, capace di proporre soluzioni economiche di
maggiore equità sociale che funzionino in questo mondo di oggi, di capitalismo
globalizzato a forte presenza finanziaria, e quindi di definire nello stesso
momento cosa significa essere di sinistra ora, il risultato di queste elezioni
non è del tutto male, poteva sicuramente essere peggio…