venerdì 21 dicembre 2012
Lieviti e Lievitazione
Ho aggiornato la mia pagina su Lieviti e Lievitazioni, inserendo una descrizione semplice, ma credo sufficientemente adeguata allo scopo, dei processi chimici innescati quando semplicemente si mescola dell'acqua alla farina.
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lunedì 17 dicembre 2012
Ingroia ad un passo dalla candidatura
Da Repubblica.it
"La mia richiesta al Csm di aspettativa per motivi elettorali è solo cautelativa", spiega il magistrato, in modo che l'organo di autogoverno della magistratura possa valutarla a ridosso delle festività di fine anno, e cioè nei giorni in cui le Camere saranno sciolte dal Capo dello Stato. "Io comunque a Roma vado per aprire un confronto sul futuro dell'Italia. Riscontro la voglia di partecipare che emerge da tanti settori della società civile. E' questo, di per sé, un bel segnale diffuso di libertà".
Poichè nessun essere umano cambia opinione in modo drastico, non è nero fino ad un certo istante e poi diventa improvvisamente rosso, ma il cambio di opinione si esplicita lentamente, anche se sicuramente non in modo lineare, questa decisione di Ingroia a me sembra spiegare molti aspetti del suo comportamento precedente. Non più quello di un magistrato super partes, ma sempre pìù quello di un soggetto politico di parte.
Poteva sembrare strano, ma purtroppo non lo era.
"La mia richiesta al Csm di aspettativa per motivi elettorali è solo cautelativa", spiega il magistrato, in modo che l'organo di autogoverno della magistratura possa valutarla a ridosso delle festività di fine anno, e cioè nei giorni in cui le Camere saranno sciolte dal Capo dello Stato. "Io comunque a Roma vado per aprire un confronto sul futuro dell'Italia. Riscontro la voglia di partecipare che emerge da tanti settori della società civile. E' questo, di per sé, un bel segnale diffuso di libertà".
Poichè nessun essere umano cambia opinione in modo drastico, non è nero fino ad un certo istante e poi diventa improvvisamente rosso, ma il cambio di opinione si esplicita lentamente, anche se sicuramente non in modo lineare, questa decisione di Ingroia a me sembra spiegare molti aspetti del suo comportamento precedente. Non più quello di un magistrato super partes, ma sempre pìù quello di un soggetto politico di parte.
Poteva sembrare strano, ma purtroppo non lo era.
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giovedì 13 dicembre 2012
The White Rose
The White Rose è il terzo volume della serie The Black Company, di cui ho già commentato il primo romanzo.
Con The White Rose si conclude la vicenda di questa compagnia di mercenari nelle Terre del Nord, e posso quindi cercare di tirare un poco le somme su questa serie arrivata ormai al decimo volume, con altri due previsti nel prossimo futuro, ma iniziata nel 1984. Una longevità incredibile, con un successo che se non è stato particolarmente forte, è però continuo con continue ristampe dei volumi singoli o di Omnibus.
La lettura del secondo e terzo volume mi hanno portato ad apprezzare di più la vicenda, che inizialmente mi aveva lasciato piuttosto perplesso, perché non capivo le ragioni del suo successo. Si tratta di una Dark Fantasy con una struttura narrativa solida, ma anche con evidenti difetti. Tutto sommato una lettura piacevole.
Qui un mio commento più dettagliato.
Con The White Rose si conclude la vicenda di questa compagnia di mercenari nelle Terre del Nord, e posso quindi cercare di tirare un poco le somme su questa serie arrivata ormai al decimo volume, con altri due previsti nel prossimo futuro, ma iniziata nel 1984. Una longevità incredibile, con un successo che se non è stato particolarmente forte, è però continuo con continue ristampe dei volumi singoli o di Omnibus.
La lettura del secondo e terzo volume mi hanno portato ad apprezzare di più la vicenda, che inizialmente mi aveva lasciato piuttosto perplesso, perché non capivo le ragioni del suo successo. Si tratta di una Dark Fantasy con una struttura narrativa solida, ma anche con evidenti difetti. Tutto sommato una lettura piacevole.
Qui un mio commento più dettagliato.
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martedì 11 dicembre 2012
Ciriole al Kamut® ad Alta Idratazione
Con un impasto molto simile a quello delle
Baguette alla Segale, sostituendo la Segale con del Kamut®, ho fatto
delle Ciriole.
Grazie alla differenza di composizione e di formatura, ho ottenuto un pane molto diverso.
Dovrò lavorarci ancora per renderlo un mio prodotto fisso, ma la strada mi sembra quella giusta.
Qui la ricetta completa fotografata passo-passo.
Grazie alla differenza di composizione e di formatura, ho ottenuto un pane molto diverso.
Dovrò lavorarci ancora per renderlo un mio prodotto fisso, ma la strada mi sembra quella giusta.
Qui la ricetta completa fotografata passo-passo.
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venerdì 7 dicembre 2012
Brunetta a Otto e Mezzo
Onestamente non sono riuscito a capire la logica della sua presenza a questa trasmissione, a meno che non fosse un maldestro tentativo di sputtanarlo ulteriormente...
Non mi è mai piaciuto Otto e Mezzo, e mi è ancora piaciuto di meno questa sera...
D'altra parte Brunetta è una delle persone più inutili di questo mondo. Non è intelligente, anche se pensa di essere un super, e non è nemmeno divertente come pagliaccio. Non capisco perchè continuare a proporlo in TV...
Non mi è mai piaciuto Otto e Mezzo, e mi è ancora piaciuto di meno questa sera...
D'altra parte Brunetta è una delle persone più inutili di questo mondo. Non è intelligente, anche se pensa di essere un super, e non è nemmeno divertente come pagliaccio. Non capisco perchè continuare a proporlo in TV...
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giovedì 6 dicembre 2012
Ritorna Berlusconi, panico in borsa
Berlusconi dichiara di voler ricandidarsi come aspirante Primo Ministro. Il suo partito, nel senso che è suo per pura proprietà, si spacca, ma una notevole quantità di suoi mantenuti, ed aspiranti a rimanere tali, si dichiara immediatamente entusiasta della soluzione.
Il ministro Passera fa una dichiarazione in cui reputa dannoso per l'Italia questa iniziativa, dichiarazione che nessuno gli aveva chiesto di fare, ma Passera è considerato un esponente molto ubbidiente dell'Opus Dei.
Il PDL (ma solo una parte anche se significativa) decide che questa esternazione è inaccettabile e toglie la fiducia al governo Monti.
La borsa di Milano crolla, unica in tutta Europa, e lo spread dei titoli italiani rispetto ai tedeschi aumenta di nuovo.
A parte questo, la situazione economica generale rimane tranquilla, perchè la speculazione finanziaria stava abbandonando l'attacco all'Italia, e ci metterà forse qualche altra ora per decidere se riprenderlo o meno...
Tutto questo ad un osservatore neutrale dovrebbe apparire come una farsa, un gioco di ruolo, senza nessuna correlazione con la realtà, diretta invece da valori concreti, di economia, di redditi individuali decrescenti, di povertà incombente, di un futuro senza speranze...
Ma Berlusconi dice che si candida proprio per questo... e a parte i suoi mantenuti ci sono anche altri che ci credono...
Per fortuna si è appena conclusa in modo ottimale la procedura delle primarie del centrosinistra per designare il candidato di questa coalizione ad essere il prossimo Primo Ministro. Il successo dell'iniziativa ha portato molto in alto l'indice di apprezzamento di questa coalizione, a fronte inoltre dei litigi interni dell'avversario principale.
Berlusconi decide di candidarsi... e cerca ancora una volta, come ha fatto spesso nel passato, di capovolgere il tavolo delle discussioni, di apparire come il vero ed unico possibile salvatore del paese... ma credo che ormai saranno pochi a dargli fiducia, visti i tantissimi precedenti, e la declassificazione delle notizie fino ad ora secretate di molti degli errori, o meglio delle puttanate, compiute da quell'illuso megalomane.
Rimane però attivo il ricatto di dover formare un governo tecnico affidabile, magari un nuovo governo Monti, perchè serve la fiducia dei mercati internazionali.
E' un brutto ricatto, che ha dalla sua parte una forza non trascurabile, dato che sono tanti in Italia a sperare in una continuazione di un governo classista come è stato il governo Monti attualmente in carica, comprese forze non politicamente ufficiali, vero Passera?
Io spero che il risultato delle elezioni dia ampia maggioranza ad un governo Bersani, che sarà necessariamente un governo equilibrato, che terrà fede agli impegni presi, ma che magari avrà al suo interno meno membri dell'Opus Dei, e spererei anche meno esponenti della finanza vaticana.
Se succede questo, sono sicuro che staremo tutti un po' meglio...
Il ministro Passera fa una dichiarazione in cui reputa dannoso per l'Italia questa iniziativa, dichiarazione che nessuno gli aveva chiesto di fare, ma Passera è considerato un esponente molto ubbidiente dell'Opus Dei.
Il PDL (ma solo una parte anche se significativa) decide che questa esternazione è inaccettabile e toglie la fiducia al governo Monti.
La borsa di Milano crolla, unica in tutta Europa, e lo spread dei titoli italiani rispetto ai tedeschi aumenta di nuovo.
A parte questo, la situazione economica generale rimane tranquilla, perchè la speculazione finanziaria stava abbandonando l'attacco all'Italia, e ci metterà forse qualche altra ora per decidere se riprenderlo o meno...
Tutto questo ad un osservatore neutrale dovrebbe apparire come una farsa, un gioco di ruolo, senza nessuna correlazione con la realtà, diretta invece da valori concreti, di economia, di redditi individuali decrescenti, di povertà incombente, di un futuro senza speranze...
Ma Berlusconi dice che si candida proprio per questo... e a parte i suoi mantenuti ci sono anche altri che ci credono...
Per fortuna si è appena conclusa in modo ottimale la procedura delle primarie del centrosinistra per designare il candidato di questa coalizione ad essere il prossimo Primo Ministro. Il successo dell'iniziativa ha portato molto in alto l'indice di apprezzamento di questa coalizione, a fronte inoltre dei litigi interni dell'avversario principale.
Berlusconi decide di candidarsi... e cerca ancora una volta, come ha fatto spesso nel passato, di capovolgere il tavolo delle discussioni, di apparire come il vero ed unico possibile salvatore del paese... ma credo che ormai saranno pochi a dargli fiducia, visti i tantissimi precedenti, e la declassificazione delle notizie fino ad ora secretate di molti degli errori, o meglio delle puttanate, compiute da quell'illuso megalomane.
Rimane però attivo il ricatto di dover formare un governo tecnico affidabile, magari un nuovo governo Monti, perchè serve la fiducia dei mercati internazionali.
E' un brutto ricatto, che ha dalla sua parte una forza non trascurabile, dato che sono tanti in Italia a sperare in una continuazione di un governo classista come è stato il governo Monti attualmente in carica, comprese forze non politicamente ufficiali, vero Passera?
Io spero che il risultato delle elezioni dia ampia maggioranza ad un governo Bersani, che sarà necessariamente un governo equilibrato, che terrà fede agli impegni presi, ma che magari avrà al suo interno meno membri dell'Opus Dei, e spererei anche meno esponenti della finanza vaticana.
Se succede questo, sono sicuro che staremo tutti un po' meglio...
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martedì 27 novembre 2012
La sostenibilità della Sanità italiana
Il primo Ministro Monti, in una delle tante esternazioni che
ultimamente gli riescono facili, anche se poi è tutto un rincorrersi a
cercare di mettere pezze e/o smentire questo e quello, ha fatto la
seguente affermazione
"Il nostro Sistema sanitario nazionale, di cui andiamo fieri, potrebbe non essere garantito se non si individuano nuove modalità di finanziamento"
Da Repubblica.it
Correzioni e smentite, insieme a interpretazioni di quali avrebbero dovuto essere le nuove modalità di finanziamento, da una totale privatizzazione della sanità a nuove tasse dedicate, si sono abbattute come uno tsunami su tutti i media.
Mi chiedo se Monti, nel pronunciare quelle parole avesse chiaro cosa stava dicendo, o stava solo parlando in libertà, proponendo un possibile, ma per lui non reale, problema.
Nel primo caso le preoccupazioni di chi vede l'ennesimo e più forte tentativo di privatizzare quella che è probabilmente la maggiore fonte di ricchezza del futuro sarebbero decisamente fondate, e quindi un deciso cambio di governo, con idee del tutto contrarie, diventerebbe essenziale.
Nel secondo caso, che personalmente non credo sia del tutto da escludere, Monti dimostra tutti i suoi limiti come politico. Chi lo consiglia, e spero ci sia qualcuno con esperienza politica addetto a quello scopo, dovrebbe assolutamente impedirgli di parlare in questo modo.
In ogni caso se ne può derivare la conclusione che il costo del nostro Sistema Sanitario Nazionale è alto, e forse troppo alto per le nostre attuali risorse. Questa sarebbe una considerazione accettabile, ovviamente di fronte a documentazione concreta e non taroccata. Ma la conseguenza sarebbe quella di trovare il modo di razionalizzare le spese in modo da ridurle senza ridurre gli effetti sui pazienti, e chiunque abbia frequentato ospedali pubblici ma anche e sostanzialmente ospedali e cliniche private sa bene che di margini di risparmio ce ne sono a iosa.
A me però preme ricordare una precedente, e di molto poco, esternazione del nostro Primo Ministro, quella che condannava l'esistenza di resistenze corporative tra gli insegnanti delle nostre scuole. In un mio precedente post avevo invitato Monti, che giustamente si lamentava dei legami corporativi ancora forti nella nostra società, ad incominciare ad agire contro quelli evidentemente più forti, quelli che condizionano la nostra economia e anche l'intera struttura sociale. Ad incominciare, ad esempio, a scardinare completamente le corporazioni dei medici e dei farmacisti, che sono anche quelle che rendono molto più costoso del necessario il nostro Servizio Sanitario Nazionale.
Lo vedi, Monti, che le soluzioni semplici ed efficaci esistono?
Bisogna però che attacchi i veri poteri che bloccano l'Italia, non sempre e solo i pensionati e i lavoratori senza peso contrattuale, come hai fatto in modo pesante e molto poco sociale fino ad ora...
Per non parlar della Chiesa...
"Il nostro Sistema sanitario nazionale, di cui andiamo fieri, potrebbe non essere garantito se non si individuano nuove modalità di finanziamento"
Da Repubblica.it
Correzioni e smentite, insieme a interpretazioni di quali avrebbero dovuto essere le nuove modalità di finanziamento, da una totale privatizzazione della sanità a nuove tasse dedicate, si sono abbattute come uno tsunami su tutti i media.
Mi chiedo se Monti, nel pronunciare quelle parole avesse chiaro cosa stava dicendo, o stava solo parlando in libertà, proponendo un possibile, ma per lui non reale, problema.
Nel primo caso le preoccupazioni di chi vede l'ennesimo e più forte tentativo di privatizzare quella che è probabilmente la maggiore fonte di ricchezza del futuro sarebbero decisamente fondate, e quindi un deciso cambio di governo, con idee del tutto contrarie, diventerebbe essenziale.
Nel secondo caso, che personalmente non credo sia del tutto da escludere, Monti dimostra tutti i suoi limiti come politico. Chi lo consiglia, e spero ci sia qualcuno con esperienza politica addetto a quello scopo, dovrebbe assolutamente impedirgli di parlare in questo modo.
In ogni caso se ne può derivare la conclusione che il costo del nostro Sistema Sanitario Nazionale è alto, e forse troppo alto per le nostre attuali risorse. Questa sarebbe una considerazione accettabile, ovviamente di fronte a documentazione concreta e non taroccata. Ma la conseguenza sarebbe quella di trovare il modo di razionalizzare le spese in modo da ridurle senza ridurre gli effetti sui pazienti, e chiunque abbia frequentato ospedali pubblici ma anche e sostanzialmente ospedali e cliniche private sa bene che di margini di risparmio ce ne sono a iosa.
A me però preme ricordare una precedente, e di molto poco, esternazione del nostro Primo Ministro, quella che condannava l'esistenza di resistenze corporative tra gli insegnanti delle nostre scuole. In un mio precedente post avevo invitato Monti, che giustamente si lamentava dei legami corporativi ancora forti nella nostra società, ad incominciare ad agire contro quelli evidentemente più forti, quelli che condizionano la nostra economia e anche l'intera struttura sociale. Ad incominciare, ad esempio, a scardinare completamente le corporazioni dei medici e dei farmacisti, che sono anche quelle che rendono molto più costoso del necessario il nostro Servizio Sanitario Nazionale.
Lo vedi, Monti, che le soluzioni semplici ed efficaci esistono?
Bisogna però che attacchi i veri poteri che bloccano l'Italia, non sempre e solo i pensionati e i lavoratori senza peso contrattuale, come hai fatto in modo pesante e molto poco sociale fino ad ora...
Per non parlar della Chiesa...
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lunedì 26 novembre 2012
I voti di Renzi
Non voglio fare polemiche fini a sè stesse, ma vorrei che anche Renzi evitasse di farne "pro domo sua" in modo tanto sfacciato. Pretendere di aprire nuovamante la possibilità di partecipare alle votazioni di ballottaggio a persone che non si erano iscritte al primo turno delle primarie potrebbe sembrare una richiesta onesta di puro spirito democratico, puro come l'aspetto di pupo innocente che Renzi riesce a presentare nelle sue molto frequenti apparizioni mediatiche.
Ma puro non è, e non solo il suo aspetto è costruito, ma anche il suo appoggio elettorale presenta molti lati oscuri, con evidenze che vanno molto al di là dei semplici sospetti preelettorali.
Nel seggio in cui ho votato io sono stati osservati molti, non alcuni, ma bensì molti personaggi noti per simpatie di destra. Non semplici elettori di centro con qualche dubbio...
Ma casi analoghi in giro per l'Italia sono molti, e questo post ne è un esempio:
Lettere da Lucca
così come molte altre testimonianze di cui porto un caso:
Maria Grazia Bonicelli
Mi chiedo quindi cosa si aspetterebbe Renzi dal permettere ad ancora più persone di partecipare alle votazioni di ballottaggio. Di avere anche i voti personali di Berlusconi e della Santanchè?
Ma quelli li ha di sicuro, anche se non esplicitamente...
Poiché il suo scopo sembra sempre più evidentemente quello di spaccare il PD e formarsi il suo partito personale, da buon emulo del suo maestro Berlusconi, bisognerebbe che di questo se ne rendessero conto i suoi elettori che ancora credono di votare uno di sinistra, giovane e desideroso di cambiare, e che quindi gli facessero invece terra bruciata tutto intorno...
Che se si ritrova solo con i suoi votanti di destra, in fin dei conti una scissione al PD converrebbe... almeno per chiarezza e per definire meglio cosa significa essere di sinistra...
Ma puro non è, e non solo il suo aspetto è costruito, ma anche il suo appoggio elettorale presenta molti lati oscuri, con evidenze che vanno molto al di là dei semplici sospetti preelettorali.
Nel seggio in cui ho votato io sono stati osservati molti, non alcuni, ma bensì molti personaggi noti per simpatie di destra. Non semplici elettori di centro con qualche dubbio...
Ma casi analoghi in giro per l'Italia sono molti, e questo post ne è un esempio:
Lettere da Lucca
così come molte altre testimonianze di cui porto un caso:
Maria Grazia Bonicelli
Mi chiedo quindi cosa si aspetterebbe Renzi dal permettere ad ancora più persone di partecipare alle votazioni di ballottaggio. Di avere anche i voti personali di Berlusconi e della Santanchè?
Ma quelli li ha di sicuro, anche se non esplicitamente...
Poiché il suo scopo sembra sempre più evidentemente quello di spaccare il PD e formarsi il suo partito personale, da buon emulo del suo maestro Berlusconi, bisognerebbe che di questo se ne rendessero conto i suoi elettori che ancora credono di votare uno di sinistra, giovane e desideroso di cambiare, e che quindi gli facessero invece terra bruciata tutto intorno...
Che se si ritrova solo con i suoi votanti di destra, in fin dei conti una scissione al PD converrebbe... almeno per chiarezza e per definire meglio cosa significa essere di sinistra...
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domenica 25 novembre 2012
Gli insegnanti e il corporativismo
Oggi il Primo Ministro Monti ha fatto delle considerazioni sulle ultime proteste degli studenti, e tra le tante cose banali dette, spicca anche questa frase ( da Repubblica.it):
"Gli studenti sono quelli più in credito e fanno bene a manifetare il loro dissenso" ha poi puntato il dito contro "i privilegi corporativi" di alcuni insegnanti: "Nella sfera del personale della scuola abbiamo riscontrato anche grande spirito conservatore", come la "grande indisponibilità a fare due ore in più a settimana che avrebbe significato più didattica e cultura"
Io credo che se davvero intendeva aumentare la didattica e la cultura nella scuola, avrebbe dovuto proporre agli insegnanti di fare due ore di più agli stessi studenti, non a studenti diversi per ridurre il numero di insegnanti, e aumentare di conseguenza lo stipendio, non tenerlo bloccato e lasciarlo erodere dall'inflazione. Questa proposta sarebbe stata a favore di una maggiore didattica e cultura. Quella che il suo governo ha fatto è solo stata un aumento del carico di lavoro individuale per ridurre la spesa, senza alcun vantaggio per gli studenti se non di avere insegnanti più stressati.
Che poi la società italiana sia sostanzialmente corporativa lo si sa da tempo, e nessuno è mai riuscito a limitare il potere delle corporazioni, per cui sono contento che Monti, anche lui, abbia questa preoccupazione, ma se vuole fare qualcosa di significativo dovrebbe incominciare dalle corporazioni serie, quelle che hanno il potere di condizionare l'economia italiana e distorcerne la società. Potrebbe incominciare dai medici, dai farmacisti, dai notai, dai magistrati... o Monti vede il corporativismo solo nelle piccolezze di piccoli privilegi di una parte minoritaria degli insegnanti?
O magari si sente forte solo di attaccare le corporazioni più deboli ed insignificanti? In questo caso, almeno abbia il pudore di tacere.
"Gli studenti sono quelli più in credito e fanno bene a manifetare il loro dissenso" ha poi puntato il dito contro "i privilegi corporativi" di alcuni insegnanti: "Nella sfera del personale della scuola abbiamo riscontrato anche grande spirito conservatore", come la "grande indisponibilità a fare due ore in più a settimana che avrebbe significato più didattica e cultura"
Io credo che se davvero intendeva aumentare la didattica e la cultura nella scuola, avrebbe dovuto proporre agli insegnanti di fare due ore di più agli stessi studenti, non a studenti diversi per ridurre il numero di insegnanti, e aumentare di conseguenza lo stipendio, non tenerlo bloccato e lasciarlo erodere dall'inflazione. Questa proposta sarebbe stata a favore di una maggiore didattica e cultura. Quella che il suo governo ha fatto è solo stata un aumento del carico di lavoro individuale per ridurre la spesa, senza alcun vantaggio per gli studenti se non di avere insegnanti più stressati.
Che poi la società italiana sia sostanzialmente corporativa lo si sa da tempo, e nessuno è mai riuscito a limitare il potere delle corporazioni, per cui sono contento che Monti, anche lui, abbia questa preoccupazione, ma se vuole fare qualcosa di significativo dovrebbe incominciare dalle corporazioni serie, quelle che hanno il potere di condizionare l'economia italiana e distorcerne la società. Potrebbe incominciare dai medici, dai farmacisti, dai notai, dai magistrati... o Monti vede il corporativismo solo nelle piccolezze di piccoli privilegi di una parte minoritaria degli insegnanti?
O magari si sente forte solo di attaccare le corporazioni più deboli ed insignificanti? In questo caso, almeno abbia il pudore di tacere.
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sabato 24 novembre 2012
Baguette alla Segale - Versione Definitiva
Dopo aver imparato come ottenere impasti ad alta idratazione e ben incordati con la planetaria, e c'è voluto un po' per riuscirci, e dopo aver imparato come gestire gli impasti fortemente idratati e quindi estremamente morbidi, sono riuscito a mettere a punto una ricetta delle Baguette alla Segale con il 75% di idratazione che, dopo tante prove, si è dimostrata affidabile, oltre che soddisfacente. L'ho quindi definita la mia prima Ricetta Definitiva, che rimarrà così almeno per un certo tempo. Qui potrete trovare l'intera ricetta fotografata passo passo, con un dettaglio particolare.
Per chi è un frequentatore di FaceBook, posso anche suggerire di dare un'occhiata alla pagina del Panettiere per Caso, e lasciare un segno, se si vuole.
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giovedì 22 novembre 2012
Commento alle risposte alla prima domanda di Dibattito Scienza
Come avevo
annunciato in un post precedente, un gruppo abbastanza eterogeneo di
giornalisti scientifici, ricercatori e semplici affezionati, hanno proposto sei
domande ai candidati alle primarie del centrosinistra, proponendosi di
riproporle anche a qualunque altro candidato di primarie di ogni coalizione e,
alla fine, di proporre un numero più nutrito (e più meditato) di domande ai
candidati finali alle elezioni nazionali. Lo scopo delle domande era di capire
e far capire a tutti gli elettori non solo le intenzioni dei vari candidati su
alcuni temi particolari di interesse scientifico, ma soprattutto di capire il
peso che ogni candidato dà al ruolo della scienza e del suo metodo di analisi
nello svolgimento del proprio ruolo politico di mediazione tra diversi
interessi.
Le domande e
tutte le risposte possono essere trovate sul sito de Le Scienze, a cui rimando
per ulteriori dettagli dell’iniziativa.
In questo post mi
limiterò a commentare le risposte alla prima domanda, che è quella che mi
interessava di più e che ha, secondo me, il significato più generale
coinvolgendo di fatto il futuro economico ed industriale dell’Italia. Poi, se
avrò tempo e forza, cercherò di commentare anche le altre risposte.
La prima domanda
era la seguente:
Quali politiche
intende perseguire per il rilancio della ricerca in Italia, sia di base sia
applicata, e quali provvedimenti concreti intende promuovere a favore dei
ricercatori più giovani?
Tutti i candidati
fanno osservare, con maggiore o minore dettaglio, che l’Italia investe in
ricerca molto meno della media europea, e molto meno di utti i paesi più
industrializzati d’Europa e del mondo.
Vediamo ora gli
aspetti principali delle singole risposte.
1 – Bersani
Bersani fa notare
che è l’investimento privato che è deficitario, anche se non definisce bene il
problema; è l’unico che mette in stretta connessione la ricerca scientifica
alla capacità industriale del paese, e lega quest’ultima, di cui auspica il
mantenimento e la crescita, allo sviluppo di ricerca e innovazione. Non dice cose
nuove rispetto al suo vecchio libretto scritto insieme ad Enrico Letta: Viaggio
nell’Economia Italiana (Donzelli Editore - 2004), ma onestamente non era certo
questo il luogo di un discorso più articolato. Non dice nulla sulla politica di
reclutamento, ma accenna alla necessità di travaso di personale dalla ricerca
all’industria.
2 – Puppato
Poche parole
generiche sulla necessità di investimento, sulle sinergie con l’industria,
sull’eliminazione delle baronie e del precariato.
3 – Renzi
Forte accento sulla
necessità di far diventare meritocratico sia il reclutamento che il
finanziamento della ricerca pubblica (parla solo di questa). Se per il
finanziamento si appoggia sulle valutazioni ANVUR (da migliorare non si sa
come), per il reclutamento non dà alcuna indicazione di metodo. Propone di
favorire fiscalmente le donazioni alla ricerca (sempre pubblica) ma a costo
complessivo zero. Propone un’agenzia per il finanziamento di idee originali, ma
non è chiaro se di ricerca od applicative, cioè di spin-off industriali.
4 – Tabacci
Quella di Tabacci
è una risposta lunga, probabilmente troppo lunga, dato che si dilunga in
dettagli che a questo livello della discussione sono quasi incomprensibili,
perché richiedono competenze specifiche e conoscenze delle legislazioni
nazionali ed europee non condivise da tutti. Cercare di fare un riassunto delle
sue proposte è altrettanto difficile, perché a meno di fare un elenco banale di
ogni suo paragrafo, la valutazione generale è estremamente povera in impegni
politicamente ed oggettivamente importanti. Si richiama in modo continuo alla
legislazione europea, anche non sempre a proposito. Propone, unico tra i
candidati, dei settori strategici su cui puntare per lo sviluppo della ricerca.
Solo sul reclutamento dei giovani non ha proposte precise ma si limita a proposizioni
generiche.
5 – Vendola
A parte
dichiarazioni estremamente generiche, si può solo notare una richiesta di
aprire la governance delle Università e degli Enti di ricerca a tutte le figure
professionali, anche precarie. Spicca però la dichiarazione della necessità di
stimolare le industrie, in vista ad un loro sviluppo innovativo, ad investire
più in ricercatori che in capannoni. Nella sua genericità, è l’unico spunto
verso il costringere le industrie a fare qualcosa che sia di loro interesse
generale e non immediato.
Le mie
considerazioni finali
Quello che sto
per fare non sarà un discorso omogeneo, che cercherò di fare nel futuro e
sganciato da questo evento particolare. Voglio invece presentare le mie opinioni
su queste risposte, un po’ come vengono e saltando anche da uno all’altro.
D’altronde questo era un esperimento e un esperimento è anche la loro
valutazione.
Prima di tutto
devo dire che sono estremamente contento di come si è evoluta questa iniziativa
molto estemporanea. Anche se ovviamente le domande che abbiamo posto sono
discutibili da molti punti di vista, sono state perlomeno un inizio, ed il
fatto di aver ricevuto (grazie anche a persecuzioni e minacce varie :) ) risposta
da tutti rappresenta un successo e un punto di partenza per azioni successive
più meditate.
Sicuramente
nessuno di noi si aspettava che a rispondere a queste domande fosse personalmente il candidato cui si riferiscono, ma questo è normale. Ogni
politico deve circondarsi da uno staff di persone di cui ha fiducia e delegare
la gran parte delle decisioni, magari sotto la sua supervisione, specialmente
su questioni molto specialistiche. Quindi nel valutare queste risposte, io non
penso di giudicare una persona, ma un insieme di persone, che però devono assommare
le competenze necessarie al compito, sotto la responsabilità globale del
candidato.
Bersani dimostra
di avere una visione estremamente chiara del ruolo della Ricerca Scientifica per lo
sviluppo industriale, e di come per l’Italia ci sia solo la strada
dell’innovazione per conservare un ruolo produttivo adeguato. Sembra aver poca
dimestichezza con il mondo della ricerca accademica, ma la sua esperienza
passata lo pone nella condizione di capire cosa andrebbe fatto per l’industria.
Non ha dato alcuna indicazione dei modi in cui pensa di ottenere i risultati
che auspica, lasciando l’impressione di aver dato poca importanza globale a
queste nostre domande. Su come affrontare il problema del reclutamento e del
relativo finanziamento è stato molto deludente, evitando qualunque risposta
concreta. Dimostra un’alta competenza economica, ma se dovesse diventare Primo
Ministro avrebbe bisogno di un Ministro della Ricerca di livello superiore.
In contrasto
totale con Bersani, Renzi ignora del tutto il rilievo economico ed industriale
della ricerca scientifica, e si preoccupa solo di voler garantire una
meritocrazia che avrebbe tanto bisogno di essere definita, prima che essere
attuata. Per Renzi la ricerca scientifica è solo quella cosa che si fa nelle
Università (e magari in Enti di Ricerca, ammesso che ne conosca l’esistenza),
in cui dominano Baroni da sconfiggere, senza correlare questi aspetti alla
struttura corporativa di una parte della società italiana, di cui però proprio
la parte scientifica è largamente immune. Renzi in definitiva nemmeno conosce
le differenze tra i vari settori delle Università.
Tabacci è stato
invece alluvionale. Ma ci ha sommerso con dettagli del tutto ininfluenti
rispetto ai problemi generali, su cui invece dice poco o niente. Mi fa piacere
di sapere che nel suo staff c’è sicuramente qualcuno che conosce molto bene la
legislazione europea, ma che però ignora che la politica europea della ricerca
deve necessariamente evitare gli aspetti applicativi, cioè quelli che rendono
utili economici, perché su quell’aspetto, di interesse sostanzialmente industriale, ogni
paese, ma anche ogni industria, è geloso e non disposposto a condividere
alcunché. Quindi basare ogni obiettivo di sviluppo sulle regole europee è,
sempre e solo secondo me, del tutto sbagliato, a meno che non si parli
esclusivamente della ricerca di base o di strutture comuni (ma le strutture poi
vanno sapute utilizzare). Riassumendo, un elenco infinito di possibili
provvedimenti, alcuni sicuramente utili, altri di effetto molto dubbio, ma una
carenza di visione globale molto preoccupante.
Vendola è stato
estremamente generico, con l’inevitabile puntata demagogica dell’allargamento
della governance delle strutture di ricerca a tutte le professionalità
presenti. E' stato però l’unico, non so quanto volutamente, a toccare l’aspetto
di dover convincere le industrie ad investire in personale qualificato, senza
il quale non sarebbero mai in grado di sfruttare nemmeno quella (piccola) parte
di ricerca utile per loro che le università ancora fanno. Con personale adeguato
a saper capire la ricerca e a saperla trasformare in prodotto vendibile,
sarebbe poi possibile la famosa sinergia tra ricerca ed industria, con
possibilità di lavoro comune o addirittura di commissionare qualche ricerca.
Non credo che
Vendola, o chi per lui, fosse cosciente delle implicazioni di quella frase, ma
sono comunque contento che ci sia stata, perché così ho potuto aggiungere le
mie considerazioni.
La Puppato invece dimostra molto poca consapevolezza dei problemi della Ricerca Scientifica e dei suoi risvolti economici.Tutto sommato un'esperienza molto utile e da continuare, anche per abituare i nostri candidati politici a dover rispondere in modo organico a domande di potenziali elettori, senza farsi cogliere di sorpresa e senza essere troppo generici, come è purtroppo successo questa volta. Ora dovrei anche cercare di commentare le risposte alle altre domande...
Ma con calma...
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mercoledì 21 novembre 2012
Il problema della produttività industriale in Italia
Oggi è stato firmato un accordo "per la produttività" tra diverse parti sociali, sindacati e Confindustria in primis, con l'avvallo del Governo. Manca però la firma della CGIL. Da parte governativa si cerca di minimizzare questa mancanza, sottolineando che la porta non sarà mai chiusa e nessuno verrà escluso da alcunchè.
Questo è un elemento positivo rispetto al recente passato in cui la spaccatura tra i sindacati era invece il reale obiettivo di ogni trattativa. Ma rimane il fatto che su una questione di estrema importanza per l'economia del paese si ha ancora una contrapposizione tra le organizzazioni padronali e il maggiore sindacato italiano.
La questione in discussione è complessa, molto complessa, per cui è impossibile definire in modo semplice chi ha ragione e chi torto, è anche difficile decidere se esiste una ragione e un torto.
Io non sono mai stato molto concorde con certi estremismi ideologici di una parte della CGIL che hanno in modo evidente condizionato la posizione dell'intera Confederazione, ma questa volta, indipendentemente dagli argomenti portati da l'una e dall'altra parte, mi sento di porre io una domanda:
Volete che, al di là di azioni su cui esiste accordo generale come una riduzione del peso e del costo della burocrazia, un sensibile aumento di produttività venga ottenuto attraverso una diminuizione significativa del costo del lavoro per unità di tempo o invece attraverso un aumento significativo del valore aggiunto del lavoro per la stessa unità di tempo?
Ovvio che la prima soluzione è la più facile, e l'unica che la nostra classe imprenditoriale ha saputo proporre fino ad ora, ma la seconda sarebbe l'unica soluzione capace di mantenere l'Italia nel novero dei paesi sviluppati. E' una soluzione difficile da perseguire, visto il livello in cui siamo, ma è la soluzione che DEVE essere perseguita, facendo pagare il costo a chi deve e che non ha pagato niente al momento.
Forse su questa base anche l'opposizione della CGIL sarebbe minore, e l'emarginazione delle sue frange più ideologiche risulterebbe più facile. A parte il fatto che è anche la strada GIUSTA da percorrere...
Questo è un elemento positivo rispetto al recente passato in cui la spaccatura tra i sindacati era invece il reale obiettivo di ogni trattativa. Ma rimane il fatto che su una questione di estrema importanza per l'economia del paese si ha ancora una contrapposizione tra le organizzazioni padronali e il maggiore sindacato italiano.
La questione in discussione è complessa, molto complessa, per cui è impossibile definire in modo semplice chi ha ragione e chi torto, è anche difficile decidere se esiste una ragione e un torto.
Io non sono mai stato molto concorde con certi estremismi ideologici di una parte della CGIL che hanno in modo evidente condizionato la posizione dell'intera Confederazione, ma questa volta, indipendentemente dagli argomenti portati da l'una e dall'altra parte, mi sento di porre io una domanda:
Volete che, al di là di azioni su cui esiste accordo generale come una riduzione del peso e del costo della burocrazia, un sensibile aumento di produttività venga ottenuto attraverso una diminuizione significativa del costo del lavoro per unità di tempo o invece attraverso un aumento significativo del valore aggiunto del lavoro per la stessa unità di tempo?
Ovvio che la prima soluzione è la più facile, e l'unica che la nostra classe imprenditoriale ha saputo proporre fino ad ora, ma la seconda sarebbe l'unica soluzione capace di mantenere l'Italia nel novero dei paesi sviluppati. E' una soluzione difficile da perseguire, visto il livello in cui siamo, ma è la soluzione che DEVE essere perseguita, facendo pagare il costo a chi deve e che non ha pagato niente al momento.
Forse su questa base anche l'opposizione della CGIL sarebbe minore, e l'emarginazione delle sue frange più ideologiche risulterebbe più facile. A parte il fatto che è anche la strada GIUSTA da percorrere...
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lunedì 19 novembre 2012
The Black Company
The Black Company è il primo romanzo di una serie che, a partire dal lontano 1984, è arrivata a 10 volumi, e altri due sono annunciati.
E' una serie che ha avuto un successo non altissimo ma continuo, con un gran numero di affezionati che li hanno letti tutti.
Il genere è quello definito Dark Fantasy, in cui stregonerie malvage, mostri di vario genere e cattivi potentissimi dominano la scena in atmosfere cupe e tenebrose. Apparentemente però la fama della serie sembra dovuta maggiormente all'avere al centro della narrazione le vicende di una compagnia mercenaria, tanto da essere stata anche chiamata il primo esempio di Fantasy Militare.
Come ho detto nella mia presentazione, questo primo romanzo mi lascia molto perplesso, perchè mi sembra raggiungere a malapena la sufficienza e non riesco a capire le ragioni del suo successo.
Probabilmente solo dalla lettura del seguito riuscirò a risolvere quello che al momento è un grosso dubbio.
E' una serie che ha avuto un successo non altissimo ma continuo, con un gran numero di affezionati che li hanno letti tutti.
Il genere è quello definito Dark Fantasy, in cui stregonerie malvage, mostri di vario genere e cattivi potentissimi dominano la scena in atmosfere cupe e tenebrose. Apparentemente però la fama della serie sembra dovuta maggiormente all'avere al centro della narrazione le vicende di una compagnia mercenaria, tanto da essere stata anche chiamata il primo esempio di Fantasy Militare.
Come ho detto nella mia presentazione, questo primo romanzo mi lascia molto perplesso, perchè mi sembra raggiungere a malapena la sufficienza e non riesco a capire le ragioni del suo successo.
Probabilmente solo dalla lettura del seguito riuscirò a risolvere quello che al momento è un grosso dubbio.
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venerdì 16 novembre 2012
6 domande ai candidati alle primarie
Per informazione di quella decina (scarsa) di lettori giornalieri di questo blog senza pretese, presento anche qui l'iniziativa presa da un gruppo molto eterogeneo di persone, tra cui (non) brillavo io. Si va dal meglio del giornalismo scientifico italiano, ad un gruppetto di ricercatori scientifici di Enti italiani ed internazionali, a semplici appassionati dei problemi della scienza, tutti accomunati da avere un minimo di frequentazione di FaceBook e molti da essere dei blogger, anche se a volte di ennesima linea, come nel mio caso.
L'iniziativa è la seguente (copio/incollo dalla dichiarazione ufficiale che può essere trovata sul sito della rivista Le Scienze):
E la scienza? Nel recente confronto televisivo tra i cinque candidati
alle primarie del centrosinistra, i problemi della scienza e della
ricerca non sono comparsi, né trovano particolare spazio nel dibattito
politico in corso a dispetto della loro centralità per lo sviluppo
nazionale.
Un gruppo di giornalisti scientifici, blogger, ricercatori e cittadini, constatata la mancanza di domande ai candidati alle primarie del centrosinistra sulle loro posizioni politiche in materia di scienza e ricerca, e ritenendo invece che da queste politiche dipenderà il futuro sociale ed economico a medio e lungo termine del paese, ha quindi deciso di chiedere ai candidati di rispondere a sei temi di grande respiro, in modo da offrire ai cittadini un panorama più completo della loro proposta politica.
Un gruppo di giornalisti scientifici, blogger, ricercatori e cittadini, constatata la mancanza di domande ai candidati alle primarie del centrosinistra sulle loro posizioni politiche in materia di scienza e ricerca, e ritenendo invece che da queste politiche dipenderà il futuro sociale ed economico a medio e lungo termine del paese, ha quindi deciso di chiedere ai candidati di rispondere a sei temi di grande respiro, in modo da offrire ai cittadini un panorama più completo della loro proposta politica.
Le sei domande
1. Quali politiche intende perseguire per il rilancio della ricerca in Italia, sia di base sia applicata, e quali provvedimenti concreti intende promuovere a favore dei ricercatori più giovani?
2. Quali misure adotterà per la messa in sicurezza del territorio nazionale dal punto di vista sismico e idrogeologico?
3. Qual è la sua posizione sul cambiamento climatico e quali politiche energetiche si propone di mettere in campo?
4. Quali politiche intende adottare in materia di fecondazione assistita e testamento biologico? In particolare, qual è la sua posizione sulla legge 40?
5. Quali politiche intende adottare per la sperimentazione pubblica in pieno campo di OGM e per l’etichettatura anche di latte, carni e formaggi derivati da animali nutriti con mangimi OGM?
6. Qual è la sua posizione in merito alle medicine alternative, in particolare per quel che riguarda il rimborso di queste terapie da parte del SSN?
1. Quali politiche intende perseguire per il rilancio della ricerca in Italia, sia di base sia applicata, e quali provvedimenti concreti intende promuovere a favore dei ricercatori più giovani?
2. Quali misure adotterà per la messa in sicurezza del territorio nazionale dal punto di vista sismico e idrogeologico?
3. Qual è la sua posizione sul cambiamento climatico e quali politiche energetiche si propone di mettere in campo?
4. Quali politiche intende adottare in materia di fecondazione assistita e testamento biologico? In particolare, qual è la sua posizione sulla legge 40?
5. Quali politiche intende adottare per la sperimentazione pubblica in pieno campo di OGM e per l’etichettatura anche di latte, carni e formaggi derivati da animali nutriti con mangimi OGM?
6. Qual è la sua posizione in merito alle medicine alternative, in particolare per quel che riguarda il rimborso di queste terapie da parte del SSN?
E' nostra intenzione proporre le stesse identiche domande a qualunque candidato a votazioni primarie di qualunque partito o coalizione.
In attesa, e nella speranza, di avere delle risposte, stiamo preparando una lista più corposa, e magari più meditata, di domande da sottoporre ai candidati finali alle elezioni politiche.
Sarebbe ora di far capire a tutti, ma ai politici in particolare, che la Scienza non è un optional con cui farsi belli ogni tanto in caso di qualche successo che colpisce l'immaginazione, ma è invece una delle risorse essenziali, se non la più essenziale di tutte, per un paese come il nostro. L'alternativa è di dedicarci al turismo, come sembra aver detto ieri sera Briatore in qualche trasmissione televisiva con il supporto di qualche economista di turno. Bisogna solo essere coscienti che in quel caso i briatore ci farebbero i soldi, ed a noi, la grandissima maggioranza, toccherebbe solo la parte di camerieri.
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domenica 11 novembre 2012
Perché la FIOM non può (ri)costruire un nuovo Partito Socialista
-->
Questo argomento, oltre che una validità attuale, ha anche
una importanza generale, per cui meriterebbe ben altro trattamento che un
semplice post. Ma al momento è tutto quello che posso fare.
Da qualche tempo, in ambienti dei gruppi di sinistra più
“fondamentalista”, ma anche tra i vari movimenti protestatari, accomunati da
una violenta opposizione al Governo Monti e da un’avversione per la posizione
moderata del PD, sta circolando l’idea, o meglio la speranza, che intorno alla
FIOM e al suo duro operaismo si possa coagulare l’embrione di un nuovo partito
di classe, un nuovo Partito Socialista dei Lavoratori.
Sarebbe una riedizione di quanto è successo sul finire del
1800 in Inghilterra dove un certo numero di sindacati di lavoratori (trade
union) insieme a gruppetti di ispirazione socialista, anche di estrazione
sostanzialmente borghese, diedero vita all’embrione di quello che sarebbe poi
diventato il Labour Party.
Io credo però che il ripetere questa operazione sia
storicamente e politicamente impossibile. Sarebbe al massimo la creazione
dell’ennesimo gruppetto estremista e pseudoclassista che avrebbe vita breve e
consenso praticamente nullo.
Perché faccio questa affermazione? Perché una concreta ed
operativa definizione di cosa è una classe sociale l’ha data Immanuel
Wallerstein nella conclusione del primo volume del suo lavoro più importante [1].
Riassumendo in due parole, una classe sociale diventa tale
quando acquista coscienza di esserlo e di essere portatrice di un proprio
modello di società. Al di fuori di questo si tratta semplicemente di ceti
sociali in normale lotta per la spartizione della torta, ma niente che
coinvolga la struttura della società.
Alla luce di questa definizione, mentre le trade union
dell’Inghilterra del 1890 stavano facendo nascere una vera consapevolezza di
classe e grazie ai gruppi socialisti e marxisti avevano anche una proposta di
struttura sociale alternativa, oggi questo non può essere vero neanche per una
frangia sindacale “dura e pura” come la FIOM. Perché, come avevo già detto in
un mio vecchio articolo [2], non è che ora siano scomparsi i lavoratori sfruttati,
anzi, ma oggi quella che manca è una credibile proposta di una società
alternativa all’attuale.
Deve essere chiaro che sto parlando di una diversa struttura
sociale, non di diversi pesi delle varie parti all’interno della stessa
struttura come è invece l’obiettivo delle forze politiche di sinistra moderata.
Con l’evidente incapacità del cosiddetto socialismo reale di essere una vera
alternativa, al di là di ogni teoria di complotto e di tradimento, perché è
ormai evidente che la naturale ed inevitabile evoluzione di una società basata
su quei principi non poteva che essere una società dominata da una burocrazia
di gestione, e di fatto estremamente inefficiente, siamo oggi senza alcuna
alternativa al capitalismo in cui viviamo. Possiamo solo pensare di
controllarne di più le libertà selvagge e le tendenze monopolistiche, operare
in favore dei ceti sociali meno forti, più sfruttati, ma non c’è al momento una
classe alternativa che abbia il proprio ideale di società che sia credibile e
con possibilità di realizzazione.
Per questo non credo che il raggruppamento che si vorrebbe
formare intorno al nocciolo duro della FIOM abbia la minima possibilità di
ottenere quello che auspica, cioé la nascita di un nuovo partito di classe.
Sono quindi tanti sforzi e tanti voti completamente
sprecati.
Referenze
[1] - Immanuel Wallerstein: Il Sistema Mondiale dell'Economia Moderna - vol I - Il Mulino 1978
[2] - Michele Castellano: Cosa rimane della lotta di classe
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domenica 4 novembre 2012
The Price of Spring
The Price of Spring è il quarto e conclusivo capitolo della saga The Long Price Quartet di Daniel Abraham. Una splendida storia fantasy che trova in questo volume una conclusione soddisfacente, in linea con la filosofia dell'intera narrazione, per cui le buone intenzioni fin troppo spesso portano a dolori più grandi di quelli che vorrebbero sanare. Ma alla fine un minimo di speranza di poter ottenere un mondo migliore sembra nascere dai sacrifici dei protagonisti.
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lunedì 29 ottobre 2012
Filoncini di Lariano
Avendo capito come gestire la planetaria per incordare
meglio gli impasti, e sapendo ormai controllare gli impasti molto
morbidi, sto cercando ora di rivisitare le varie ricette che avevo fatto
in precedenza alla luce di queste nuove capacità. Ho voluto provare a
rifare il Pane di Lariano,
grazie anche al fatto che ora dispongo della farina Tipo 2 che è alla
base di questo pane. Dopo diversi tentativi con risultati deludenti, mi
sono rassegnato al fatto che con le farine che vorrei usare è molto
difficile avere una idratazione particolarmente alta, per cui ho deciso
di ritornare ad una "normale" idratazione del 65%. Mi sono però chiesto a
questo punto se con una idratazione del genere non avessi potuto
riprovare la versione "classica" della biga. Il risultato è un pane
estremamente gradevole, che probabilmente merita una ulteriore
ottimizzazione, ma che già così risolve molti dei miei dubbi.
Decisamente migliore dei miei esempi precedenti, ma credo ci sia ancora spazio per un miglioramento. La facilità di incordatura mi dovrebbe permettere un piccolo aumento di idratazione, verso il 67-68%, e anche usare del lievito più vitale di quello ancora non scaduto ma già aperto da una settimana potrebbe aiutare un maggiore sviluppo. In ogni caso la Biga ben matura si sente, e sono contento di essere riuscito finalmente a gestire anche questo aspetto. Il colore della crosta è ancora un po' pallidino, ma non troppo.
Qui l'intera ricetta fotografata passo-passo.
Decisamente migliore dei miei esempi precedenti, ma credo ci sia ancora spazio per un miglioramento. La facilità di incordatura mi dovrebbe permettere un piccolo aumento di idratazione, verso il 67-68%, e anche usare del lievito più vitale di quello ancora non scaduto ma già aperto da una settimana potrebbe aiutare un maggiore sviluppo. In ogni caso la Biga ben matura si sente, e sono contento di essere riuscito finalmente a gestire anche questo aspetto. Il colore della crosta è ancora un po' pallidino, ma non troppo.
Qui l'intera ricetta fotografata passo-passo.
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martedì 23 ottobre 2012
La ciliegina sulla torta
Vittorio Grilli è sempre stato un burocrate di altissimo livello nel
Ministero dell'Economia, ma ha anche continuamente cercato di crearsi
ruoli più consoni alla capacità che pensa di avere. Con la piena
accettazione da parte di Tremonti ha costruito quell'assurdità
scientifica che è l'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), diretto
personalmente da lui medesimo, iperfinanziato per legge e per lunghi
dieci anni, in un periodo di tagli consistenti alla ricerca e
all'Università. Ci sono anche intercettazioni telefoniche che dimostrano
la sua affannata ricerca di appoggi piuttosto discutibili per riuscire,
per fortuna senza successo, a diventare Governatore della Banca
d'Italia. Un personaggio tutto sommato che si presenta più per la sua
ansia di potere che per le sue dimostrazioni di equilibrio
istituzionale.
In un governo apparentemente "tecnico" che sta sempre più mostrando delle tendenze conservative, se non proprio di destra, Grilli rappresenta proprio la ciliegina sulla torta. Una torta per festeggiare il controllo della finanza sullo Stato Italiano, e per far definire questo Governo totalmente di destra. Una destra ben diversa da quella populista ed incapace di Berlusconi, ma pur sempre destra.
In un governo apparentemente "tecnico" che sta sempre più mostrando delle tendenze conservative, se non proprio di destra, Grilli rappresenta proprio la ciliegina sulla torta. Una torta per festeggiare il controllo della finanza sullo Stato Italiano, e per far definire questo Governo totalmente di destra. Una destra ben diversa da quella populista ed incapace di Berlusconi, ma pur sempre destra.
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lunedì 22 ottobre 2012
Evacuiamo immediatamente Napoli
Dopo la sentenza che ha condannato a 6 (sei) anni di carcere con l'interdizione dai pubblici uffici (quindi dal loro posto di lavoro?) tutta la commissione Alti Rischi che, per tamponare le deliranti dichiarazioni di un tecnico elettronico, Giampaolo Giuliani, che da giorni prediceva imminenti scosse distruttive qui o là, generando il panico, aveva usato parole magari troppo tranquillizzanti, ora bisognerà trarne le vere conseguenze:
EVACUIAMO IMMEDIATAMENTE TUTTA L'AREA METROPOLITANA DI NAPOLI
Il Vesuvio è un vulcano molto attivo, anche se senza manifestazioni esteriori perché il cratere principale è "tappato". Ma il magma sottostante è in continuo movimento, e a mia conoscenza per diverse volte almeno uno dei livelli di pericolo (credo ne servano almeno tre in contemporanea per fare scattare l'allarme evacuazione) è stato superato. Mi chiedo quindi come facciano gli scienziati che hanno stabilito le soglie di pericolo e il loro numero per DOVER dare il segnale di evacuazione dell'area metropolitana, o almeno della parte definita "zona rossa", ad accettare di essere sottomessi, a posteriori, ad un giudizio come quello che ha colpito la commissione Grandi Rischi per l'episodio dell'Aquila. Fossi in loro mi garantirei personalmente abbassando il livello di rischio fino a richiedere l'evacuazione istantanea almeno dell'area rossa, poi il resto a seguire...
E chi se ne fotte se ci saranno più vittime che all'Aquila, almeno loro personalmente, come Giuliani, se la sfangano, e dell'interesse generale chi se ne importa...
Siamo proprio il Paese del Diritto...
EVACUIAMO IMMEDIATAMENTE TUTTA L'AREA METROPOLITANA DI NAPOLI
Il Vesuvio è un vulcano molto attivo, anche se senza manifestazioni esteriori perché il cratere principale è "tappato". Ma il magma sottostante è in continuo movimento, e a mia conoscenza per diverse volte almeno uno dei livelli di pericolo (credo ne servano almeno tre in contemporanea per fare scattare l'allarme evacuazione) è stato superato. Mi chiedo quindi come facciano gli scienziati che hanno stabilito le soglie di pericolo e il loro numero per DOVER dare il segnale di evacuazione dell'area metropolitana, o almeno della parte definita "zona rossa", ad accettare di essere sottomessi, a posteriori, ad un giudizio come quello che ha colpito la commissione Grandi Rischi per l'episodio dell'Aquila. Fossi in loro mi garantirei personalmente abbassando il livello di rischio fino a richiedere l'evacuazione istantanea almeno dell'area rossa, poi il resto a seguire...
E chi se ne fotte se ci saranno più vittime che all'Aquila, almeno loro personalmente, come Giuliani, se la sfangano, e dell'interesse generale chi se ne importa...
Siamo proprio il Paese del Diritto...
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sabato 20 ottobre 2012
Focaccia Genovese al Farro
Poiché la Focaccia Genovese ad Alta Idratazione mi riesce bene con regolarità, ho cercato anche una variante usando il 50% di farina di Farro Spelta. Un risultato superiore a tutte le aspettative, che deve però essere confermato da prove successive.
Qui l'intera ricetta fotografata passo passo.
Qui l'intera ricetta fotografata passo passo.
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mercoledì 17 ottobre 2012
Baffino ha ancora ragione
Da Repubblica.it
"Non chiederò deroghe, con Bersani candidato, il rinnovamento lo agevolerò...Ma se vince Renzi sarà scontro, in quel caso ci sarà scontro politico". E' una sfida aperta quella che Massimo D'Alema lancia a Matteo Renzi, nel corso della trasmissione Otto e mezzo, in onda su La 7. "Se vince Bersani, avrà a disposizione il mio posto in lista", ha spiegato D'Alema. Se vince Renzi, invece, "ci sarà uno scontro politico". E ancora: "Renzi non è il rimedio ma è peggio del male perché è un elemento di divisione. Il difetto del centrosinistra è stata la divisione".
Gli si può dar torto? D'Alema, al di là di tutte le questioni di gradimento, della sua totale incapacità a rendersi "simpatico", della grande ambiguità di alcune ultime scelte personali, ha sempre dimostrato una capacità politica molto superiore alla media, e in questo caso lo dimostra ancora una volta. C'è veramente da sperare, per il bene della vera sinistra italiana, che al ritiro effettivo della vecchia guardia, e non solo di Veltroni e D'Alema, si accompagni la sconfitta dei giovani populisti, di cui Renzi è un esempio, per di più democristiano totale.
"Non chiederò deroghe, con Bersani candidato, il rinnovamento lo agevolerò...Ma se vince Renzi sarà scontro, in quel caso ci sarà scontro politico". E' una sfida aperta quella che Massimo D'Alema lancia a Matteo Renzi, nel corso della trasmissione Otto e mezzo, in onda su La 7. "Se vince Bersani, avrà a disposizione il mio posto in lista", ha spiegato D'Alema. Se vince Renzi, invece, "ci sarà uno scontro politico". E ancora: "Renzi non è il rimedio ma è peggio del male perché è un elemento di divisione. Il difetto del centrosinistra è stata la divisione".
Gli si può dar torto? D'Alema, al di là di tutte le questioni di gradimento, della sua totale incapacità a rendersi "simpatico", della grande ambiguità di alcune ultime scelte personali, ha sempre dimostrato una capacità politica molto superiore alla media, e in questo caso lo dimostra ancora una volta. C'è veramente da sperare, per il bene della vera sinistra italiana, che al ritiro effettivo della vecchia guardia, e non solo di Veltroni e D'Alema, si accompagni la sconfitta dei giovani populisti, di cui Renzi è un esempio, per di più democristiano totale.
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martedì 16 ottobre 2012
An Autumn War
Terzo capitolo della quadrologia The Long Price Quartet di Daniel Abrahams. E' decisamente il più drammatico dei quattro, con i Galts che trovano nella capacità militare e nella determinazione assoluta del suo generale Balasar la possibilità di ribaltare completamente il rapporto di forza che la presenza dei Poeti e dei loro andat ha finora favorito le Città dei Khaiem. Grazie a dei vecchi libri del Primo Impero recuperati con grande sacrificio dalle vecchie rovine dove il male domina e a un Poeta abile ma mentalmente instabile, riesce a bloccare il potere dei Khaiem e ad invadere le loro città con la sua superiore forza militare. Solo la città di Machi, nel lontano nord cerca ancora di resistere, ma l'ultima disperata difesa da parte dei due Poeti superstiti, Maati e Cehmai segnerà solo la rovina per entranbi i contendenti. Ora che anche il punto di vista dei Galts diventa parte della narrazione, si capiscono meglio le ragioni e i torti di entrambe le parti in guerra. E ancora una volta le migliori intenzioni di rendere il mondo più sopportabile si traducono in maggiori sofferenza.
Come al solito, una presentazione più dettagliata qui.
Come al solito, una presentazione più dettagliata qui.
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lunedì 15 ottobre 2012
Focaccia Genovese ad alta idratazione
E' una focaccia piuttosto diversa da quelle che sanno solo di olio e sale che si trovano in vendita in una normale focacceria di Genova. Questa cerca di ritrovare il sapore delle farine vere, mantenendo la caratteristica di croccantezza superficiale e morbidezza interna con l'uso di una idratazione spinta e di una lunga maturazione di 48 ore in frigorifero.
Tutta la ricetta, fotografata passo passo, si trova qui.
Tutta la ricetta, fotografata passo passo, si trova qui.
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domenica 14 ottobre 2012
A Betrayal in Winter
Secondo episodio della quadrologia The Long Price Quartet di Daniel Abraham. In questo romanzo il personaggio dominante diventa Otah Machi, costretto dagli avvenimenti a lottare per salvare se stesso e la propria donna, e per farlo deve cambiare le tradizioni secolari dele città dei Khaiem e bloccare un'altro tentativo di destabilizzazione dei Galts. Gli andat, i concetti immateriali che i Poeti concretizzano in persone con poteri da semidei, e il suo vecchio amico e rivale in amore Maati hanno ancora un ruolo fondamentale.
La struttura generale del racconto si rinforza sempre più e molti più aspetti di questa società instabile ma tenuta fermamente sotto controllo tramite i Poeti e i loro andat diventano chiari. Una lettura veramente consigliabile, e una quadrologia che chissà se verrà mai tradotta in italiano, visto che i nostri editori preferiscono dedicarsi a vampiri sbriluccicosi e a soft porno per casalinghe frustrate.
Una presentazione più dettagliata può essere trovata qui.
La struttura generale del racconto si rinforza sempre più e molti più aspetti di questa società instabile ma tenuta fermamente sotto controllo tramite i Poeti e i loro andat diventano chiari. Una lettura veramente consigliabile, e una quadrologia che chissà se verrà mai tradotta in italiano, visto che i nostri editori preferiscono dedicarsi a vampiri sbriluccicosi e a soft porno per casalinghe frustrate.
Una presentazione più dettagliata può essere trovata qui.
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sabato 13 ottobre 2012
Ichino, "la sinistra che ha sbagliato tutto" e l'acqua sporca
In un lungo articolo sul suo blog in favore di Matteo Renzi, Pietro Ichino identifica con facilità dei difetti della politica passata di una parte della sinistra, quella più legata alle vecchie posizioni ideologiche e incapace di capire che il mondo evolve, e anche l'analisi politica del mondo stesso deve conseguenzialmente evolvere. Ne ricava però la facile identificazione di "una sinistra che ha sbagliato tutto", facendo proprio il gesto di chi vuole liberarsi dell'acqua sporca e la getta con violenza, solo che nel caso di Ichino il bambino che è nascosto nell'acqua non è buttato via insieme alla stessa per errore, ma assolutamente di proposito, cercando però di non farsene accorgere.
Insieme all'acqua sporca delle vecchie incrostazioni ideologiche, di un marxismo deterministico e fortemente vincolato ad una identità di classe che sta svanendo, non perchè non ci sono più lavoratori sfruttati, ma solo perchè non posseggono più un progetto di società alternativa, con il vecchio modello comunista travolto dallo sviluppo sociale attuale ed incapace di adattarsi alle nuove condizioni, Ichino butta, cercando di nasconderlo con argomentazioni fumose e senza basi concrete, anche tutto il fondamento di solidarietà e di equilibrio sociale basato sulla partecipazione di tutti al governo della società che è alla base stessa del socialismo più generale. Solidarietà che è cosa molto diversa dall'assistenzialismo di stampo cattolico, differenza sostanziale che rende in realtà molto difficile la coesistenza delle due anime del PD. Di fatto Ichino cerca di conciliare l'assistenzialismo con un liberismo moderato, ma l solidarietà la dimentica totalmente.
Per questo appoggia Renzi, perchè è un democristiano totale e convinto, e può tornare utile per spostare ancora più al centro il PD, nel disgraziato caso riuscisse a prevalere.
Insieme all'acqua sporca delle vecchie incrostazioni ideologiche, di un marxismo deterministico e fortemente vincolato ad una identità di classe che sta svanendo, non perchè non ci sono più lavoratori sfruttati, ma solo perchè non posseggono più un progetto di società alternativa, con il vecchio modello comunista travolto dallo sviluppo sociale attuale ed incapace di adattarsi alle nuove condizioni, Ichino butta, cercando di nasconderlo con argomentazioni fumose e senza basi concrete, anche tutto il fondamento di solidarietà e di equilibrio sociale basato sulla partecipazione di tutti al governo della società che è alla base stessa del socialismo più generale. Solidarietà che è cosa molto diversa dall'assistenzialismo di stampo cattolico, differenza sostanziale che rende in realtà molto difficile la coesistenza delle due anime del PD. Di fatto Ichino cerca di conciliare l'assistenzialismo con un liberismo moderato, ma l solidarietà la dimentica totalmente.
Per questo appoggia Renzi, perchè è un democristiano totale e convinto, e può tornare utile per spostare ancora più al centro il PD, nel disgraziato caso riuscisse a prevalere.
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lunedì 1 ottobre 2012
Decreto anticorruzione, Berlusconi e Ruby
Da Repubblica.it:
Tutti dicono di volerlo e subito, il ddl anticorruzione. Ma l'iter del provvedimento appare sempre più tortuoso. E sulla strada dell'approvazione spunta anche un emendamento salva-Ruby. Parole solenni sono venute dal presidente del Senato: "Sono fiducioso e ottimista - ha detto Renato Schifani - anche perché cercherò di dare una accelerazione ai lavori in commissione. C'è una richiesta ormai unanime che viene dal Paese di dotarlo di una legge che dia anche una risposta immediata ed efficace ai fatti di corruttela che stanno scuotendo pesantemente l'opinione pubblica". Pochissime ore dopo, però, il partito di Schifani - il Pdl - ha presentato un altro emendamento che avrebbe l'effetto di far saltare il processo milanese per il caso Ruby, in cui Berlusconi è accusato di concussione: oltre alla proposta di modifica che punta a concretizzare questo reato solo nel caso in cui ci sia il danno patrimoniale - cioè l'ormai noto 'emendamento Sisto' - ne è spuntata un'altra che travolgerebbe i processi in corso perchè cambia di fatto la condotta della concussione.
Sarebbe ora di dire BASTAAAA...
Smettiamola con questa storia che per salvare il culo ad un vecchio satiro si debbano anche salvare i culi molto meno "nobili" di un innumerevole quantità di farabutti in sevizio continuato alla politica.
Si stabilisca una buona volta in modo ufficiale nella legge anticorruzione che da questa è esplicitamente esentato il cittadino Silvio Berlusconi, purchè, ovviamente, si ritiri a vita privata e rinunci ad ogni funzione pubblica (deve essere condizione obbligatoria per l'applicazione dell'esenzione).
Si viola l'articolo della Costituzione per cui tutti sono uguali davanti alla legge?
Ma quando mai siamo stati tutti uguali davanti alla legge?
Non prendiamoci per i fondelli da soli, evitiamo di cercare di sbattere in galera il vecchio satiro, perchè tanto non ci possiamo riuscire, ma cerchiamo di liberarcene una volta per tutte...
Tutti dicono di volerlo e subito, il ddl anticorruzione. Ma l'iter del provvedimento appare sempre più tortuoso. E sulla strada dell'approvazione spunta anche un emendamento salva-Ruby. Parole solenni sono venute dal presidente del Senato: "Sono fiducioso e ottimista - ha detto Renato Schifani - anche perché cercherò di dare una accelerazione ai lavori in commissione. C'è una richiesta ormai unanime che viene dal Paese di dotarlo di una legge che dia anche una risposta immediata ed efficace ai fatti di corruttela che stanno scuotendo pesantemente l'opinione pubblica". Pochissime ore dopo, però, il partito di Schifani - il Pdl - ha presentato un altro emendamento che avrebbe l'effetto di far saltare il processo milanese per il caso Ruby, in cui Berlusconi è accusato di concussione: oltre alla proposta di modifica che punta a concretizzare questo reato solo nel caso in cui ci sia il danno patrimoniale - cioè l'ormai noto 'emendamento Sisto' - ne è spuntata un'altra che travolgerebbe i processi in corso perchè cambia di fatto la condotta della concussione.
Sarebbe ora di dire BASTAAAA...
Smettiamola con questa storia che per salvare il culo ad un vecchio satiro si debbano anche salvare i culi molto meno "nobili" di un innumerevole quantità di farabutti in sevizio continuato alla politica.
Si stabilisca una buona volta in modo ufficiale nella legge anticorruzione che da questa è esplicitamente esentato il cittadino Silvio Berlusconi, purchè, ovviamente, si ritiri a vita privata e rinunci ad ogni funzione pubblica (deve essere condizione obbligatoria per l'applicazione dell'esenzione).
Si viola l'articolo della Costituzione per cui tutti sono uguali davanti alla legge?
Ma quando mai siamo stati tutti uguali davanti alla legge?
Non prendiamoci per i fondelli da soli, evitiamo di cercare di sbattere in galera il vecchio satiro, perchè tanto non ci possiamo riuscire, ma cerchiamo di liberarcene una volta per tutte...
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giovedì 27 settembre 2012
Berlusconi, grazie per farci ricordare
Da Repubblica.it:
L'euro? Un grande imbroglio. L'inflazione? Se aumenta di un paio di punti, potrebbe favorire l'economia. La Germania? Non è stato un Paese solidale. E se uscisse dall'euro, non sarebbe una tragedia. E' un Silvio Berlusconi a tutto campo quello che interviene alla presentazione del libro di Renato Brunetta, che si intitola, appunto "Il grande imbroglio".
....
L'attacco alla Germania continua: "Il fiscal compact esprime in sé le idee di una politica imposta dalla Germania, paese egemone, che dovrebbe essere paese solidale e che invece ha rifiutato questa solidarietà". "Se la Germania uscisse dall'euro", dice ancora, "non sarebbe una tragedia". Per l'ex premier, infatti, sono due le strade possibili per aiutare l'Europa ad uscire dalla crisi: dare più poteri alla Bce oppure far sì che Berlino esca dall'euro, cosa che, chiosa, "non è una tragedia, anzi è una soluzione che molte banche tedesche prendono in considerazione".
....
Berlusconi non risparmia dure critiche al governo: "si è inoltrato in una maggiore tassazione che ha colpito le famiglie italiane, ha sottratto soldi alle famiglie e li ha portati nelle casse dello Stato. Così facendo ha creato ansia, preoccupazione, paura del futuro: è il primo fattore che pesa sull'economia". E questo clima di paura, prosegue l'ex premier, "ci impoverirà sempre di più". Gli italiani, prosegue, sono "terrorizzati da questo stato di polizia tributaria".
Dopo diversi mesi passati con il Governo Monti in azione, un governo liberista, che ha difeso sopratutto le strutture bancarie, che ha sicuramente tenuto in piedi l'Italia ma con politiche al momento solo restrittive e un po' troppo classiste, stavamo sviluppando, almeno io ma credo di essere in abbondante compagnia, una reazione sempre più pesante allo stesso Governo Monti.
Devo quindi ringraziare Berlusconi per queste sue parole, perchè mi hanno fatto ricordare da dove eravamo partiti, da quale situazione abbiamo faticato ad uscire, ammesso che ci siamo poi riusciti. Mi ha fatto ricordare sopratutto chi era stato il responsabile del disastro in cui eravamo precipitati, e che di quel responsabile non ci siamo ancora liberati, ma sta sempre lì a ricattare per quel che può (e può) il Governo Monti e spera di tornare a governare l'Italia, o perlomeno a continuare a condizionare pesantemente anche il prossimo governo.
Per cui l'irritazione verso il Governo Monti continua a sussistere, ma è temperata dalla consapevolezza che al momento attuale sarebbe molto difficile avere di meglio, e non è detto che sia possibile anche nel futuro, specialmente se la sinistra continua a dividersi e a litigare su questioni di principio, dimenticando i fatti di base su cui dovrebbe essere possibile trovare facilmente un accordo.
L'euro? Un grande imbroglio. L'inflazione? Se aumenta di un paio di punti, potrebbe favorire l'economia. La Germania? Non è stato un Paese solidale. E se uscisse dall'euro, non sarebbe una tragedia. E' un Silvio Berlusconi a tutto campo quello che interviene alla presentazione del libro di Renato Brunetta, che si intitola, appunto "Il grande imbroglio".
....
L'attacco alla Germania continua: "Il fiscal compact esprime in sé le idee di una politica imposta dalla Germania, paese egemone, che dovrebbe essere paese solidale e che invece ha rifiutato questa solidarietà". "Se la Germania uscisse dall'euro", dice ancora, "non sarebbe una tragedia". Per l'ex premier, infatti, sono due le strade possibili per aiutare l'Europa ad uscire dalla crisi: dare più poteri alla Bce oppure far sì che Berlino esca dall'euro, cosa che, chiosa, "non è una tragedia, anzi è una soluzione che molte banche tedesche prendono in considerazione".
....
Berlusconi non risparmia dure critiche al governo: "si è inoltrato in una maggiore tassazione che ha colpito le famiglie italiane, ha sottratto soldi alle famiglie e li ha portati nelle casse dello Stato. Così facendo ha creato ansia, preoccupazione, paura del futuro: è il primo fattore che pesa sull'economia". E questo clima di paura, prosegue l'ex premier, "ci impoverirà sempre di più". Gli italiani, prosegue, sono "terrorizzati da questo stato di polizia tributaria".
Dopo diversi mesi passati con il Governo Monti in azione, un governo liberista, che ha difeso sopratutto le strutture bancarie, che ha sicuramente tenuto in piedi l'Italia ma con politiche al momento solo restrittive e un po' troppo classiste, stavamo sviluppando, almeno io ma credo di essere in abbondante compagnia, una reazione sempre più pesante allo stesso Governo Monti.
Devo quindi ringraziare Berlusconi per queste sue parole, perchè mi hanno fatto ricordare da dove eravamo partiti, da quale situazione abbiamo faticato ad uscire, ammesso che ci siamo poi riusciti. Mi ha fatto ricordare sopratutto chi era stato il responsabile del disastro in cui eravamo precipitati, e che di quel responsabile non ci siamo ancora liberati, ma sta sempre lì a ricattare per quel che può (e può) il Governo Monti e spera di tornare a governare l'Italia, o perlomeno a continuare a condizionare pesantemente anche il prossimo governo.
Per cui l'irritazione verso il Governo Monti continua a sussistere, ma è temperata dalla consapevolezza che al momento attuale sarebbe molto difficile avere di meglio, e non è detto che sia possibile anche nel futuro, specialmente se la sinistra continua a dividersi e a litigare su questioni di principio, dimenticando i fatti di base su cui dovrebbe essere possibile trovare facilmente un accordo.
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mercoledì 26 settembre 2012
Sallusti, le opinioni e i reati
Il giornalista
Alessandro Sallusti è stato definitivamente condannato a 14 mesi di carcere per
aver fatto pubblicare sul giornale Libero, di cui era Direttore Responsabile,
un articolo anonimo considerato diffamatorio. Che giornalisti vari diffamino
più o meno a piacere, è un fatto abbastanza scontato. Che diffamino qualcuno
che ha la forza di reagire e querelarli è già abbastanza più raro. Che poi si
finisca con un giudizio di colpevolezza con pena in carcere è quasi un caso
unico. Ma non per l’arbitrarietà del giudizio, ma per una semplice osservazione
che “cane non morde cane”, e che questi affari si “giudicano” normalmente in altra sede, e
con altri mezzi. Questo è stato evidentemente un caso particolare.
Però a me questo
giudizio piace molto. Sallusti è un personaggio molto antipatico, che si è
venduto, come giornalista, ad una parte politica in modo esplicito. Il cadere
in qualche incidente come questo l’aveva sicuramente messo in conto.
Normalmente quando si è condannati per reati di questo genere si finisce a
dover pagare delle cifre, anche notevoli, di denaro. Che per una persona nella
posizione di Sallusti significa sicuramente che non la paga lui, ma il giornale
o qualche assicurazione stipulata all’uopo (sempre a spese del giornale).
Per questo
ritengo questa sentenza molto esemplare, perché punisce il reo di un reato (non
di un’opinione) con una pena che “gli brucia” personalmente, e che non può
scaricare sul giornale come ha sempre fatto in precedenza.
Mi offro
volontario per portare a Sallusti delle arance fresche, purchè lui stia in
galera effettivamente (ma sembra già che ci siano poche speranze che questo sia
possibile).
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venerdì 21 settembre 2012
A Shadow in Summer
E' il primo episodio di una quadrologia di Daniel Abraham, un Fantasy originale che ha alla base una società di tipo orientale in cui il controllo del potere è affidato ai poeti, persone in grado di creare e legare a sè gli andat, idee e concetti astratti resi reali e vincolati, loro malgrado, alla volontà dei poeti. Quasi dei semidei con poteri straordinari, in grado di dare ai loro controllori il potere di dominare il mondo, ma anche di generare una forte opposizione.
Un'opera di alta qualità, un altro dei tanti esempi che il genere Fantasy non è (solo) quello che circola maggiormente nelle librerie italiane.
Il mio invito a questa lettura si può trovare qui:
http://www.webalice.it/michele.castellano/SF_Fantasy/mese/Settembre2012.html
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sabato 11 agosto 2012
Il doping sportivo, Schwazer e l’ipocrisia
Con la “scoperta”
dell’uso di Epo da parte di Schwazer, uno dei favoriti per le gare di
marcia alle Olimpiadi di Londra,
si è assistito alle solite sceneggiate: da una parte pianti, confessioni,
assicurazioni che si è trattato di un errore di cui ci si pente, dimissioni
varie etcetera. Dall’altra sgomento, meraviglia, sorpresa, dichiarazioni che
l’ambiente è però in generale pulito, con la solita ricerca dei capri espiatori
di prammatica. In mezzo un’opinione pubblica divisa tra l’insulto becero e la
rassegnazione, con la prima parte ovviamente in molto maggiore esposizione
mediatica.
Nessuno che si
ponga veramente il problema, dopo questa ennesima dimostrazione, di cosa sia
veramente il doping e se sia davvero possibile eliminarlo, ammesso che lo si
voglia.
Io non sono
sicuramente un esperto, né ho competenze particolari, ma mi è bastato leggere
con una certa attenzione quello che è stato detto ufficialmente, raccogliere le
notizie di dominio pubblico, utilizzare la competenza scientifica che ho, per
concludere che si tratta di un problema che viene affrontato in modo molto
sbagliato, o magari in modo molto ambiguo proprio per non risolverlo. Intanto
già definire cosa si intenda per doping in ambito sportivo è difficile, perché
si arriva sempre a mettere un limite, a tracciare una riga netta tra “buono” e
“cattivo”, che nella realtà non esiste ed è una semplice convenzione molto
arbitraria. Nella semplice versione popolare in cui il doping consiste
nell’assumere della “chimica” per potenziare le prestazioni fisiche rientrano
sicuramente anche pratiche come seguire una dieta particolare, assumere
integratori e/o vitamine, e anche forzare con l’allenamento il proprio
organismo a produrre una quantità di molecole utili per il potenziamento
fisico. Anche l’assumere medicine per “migliorare” il proprio organismo preda
di una patologia rientra tutto sommato nella stessa scala di continuità. Non so
se mi sono spiegato bene, ma voglio dire che da una acclarata patologia a un evidente
super potenziamento dell’organismo esiste una continuità di condizioni in cui è
difficile porre la banda di “normalità sana”, per cui al di sotto si è malati e
al di sopra si è dopati, valida per tutti.
Vi è poi da
considerare che come ci sono tante discipline sportive diverse, così ci sono
tanti tipi di doping. Quando è richiesto uno sforzo prolungato è importante
avere un efficace sistema di rifornimento di ossigeno da parte del sangue, e
quindi i vari interventi che hanno afflitto ad esempio il ciclismo, dove il
doping è così generalizzato da interessare non solo i dilettanti, ma anche i
“ciclisti della domenica”, perché, parafrasando una frase di un vecchio film
western di Sergio Leone sull’uomo con il fucile e quello con la pistola, in
questo caso si può dire che se un atleta “normale” incontra un atleta dopato, quello
“normale” è un atleta sconfitto, tanti sono i vantaggi di un doping anche non
fortissimo. Ma ci sono anche sport dove al momento della gara l’atleta può
risultare completamente “pulito”, solo che durante gli allenamenti gli è
necessario assumere sostanze che permettano al suo fisico di sopportare il peso
durissimo degli allenamenti stessi, al fine di sviluppare la massa muscolare
adatta al tipo di sport in questione.
C’è poi il caso
di chi è geneticamente predisposto ad una più efficiente produzione delle
molecole necessarie per favorire le attività sportive. E’ normale considerare
una persona del genere un atleta naturalmente più dotato. Ma questo apre
ovviamente la strada verso la possibiità di selezionare adeguatamente il
patrimonio genetico, in un modo qualsiasi, al momento non è importante il come,
per favorire la nascita di atleti naturali superiori. E’ di questi giorni
l’accusa da parte di ambienti statunitensi alla Cina di aver effettuato “doping
genetico” per il caso di una giovane nuotratice che ha avuto performance
notevoli nelle ultime olimpiadi (qui e qui). Anche in campo americano vi è stato un caso di
risultati eccezionali sempre da parte di una giovane nuotatrice, e l’accusa
verso la Cina potrebbe far pensare, ad un estraneo ignorante sospettoso come
me, che in realtà si sentano in grosso ritardo nei riguardi di una tecnica
innovativa, mentre il loro caso potrebbe rientrare probabilmente nelle
tecnologie più tradizionali.
Sembrerebbe
quindi che, al di là delle dichiarazioni ufficiali scontate, la ricerca verso
prestazioni sportive sempre superiori sia continua su molti fronti, molti dei
quali sono definibili come doping alla luce della legislazione attuale, mentre
altri sono estremamente sospetti ed in lista di esame.
D’altra parte al
momento attuale la “lotta al doping” consiste solamente nel cercare la presenza
nel sangue o nelle urine di un atleta di una qualsiasi sostanza compresa in un
definito elenco. In questo elenco ci sono anche sostanze di uso medico comune,
utilizzate per curare malattie vere, il cui uso, quando necessario, comporta
procedure complesse, fastidiose e non sempre irreprensibili. Ovviamente il
gioco vero è la continua gara tra chi cerca di scoprire nuove molecole in grado
di favorire le prestazioni sportive e chi deve scoprire l’esistenza di queste
molecole e farle inserire nell’apposito elenco, sviluppando anche la tecnologia
per poterle riconoscere in modo il più semplice ed economico, perché si tratta pur
sempre di analizzare migliaia di atleti. E’ ovviamente una gara ad handicap, in
cui la parte che cerca di scoprire il doping è perennemente svantaggiata,
lavorando solo di rimessa. Se poi si aggiunge che il ritmo delle analisi è, per
ogni atleta, molto blando e non sempre casuale, la frittata è fatta. Si ha il
risultato sotto gli occhi di tutti. Una notizia di questi giorni è quella di un
uso massiccio del Viagra da parte di atleti cui è richiesto uno sforzo
concentrato, uso che avrebbe lasciato “tracce visibili” documentate da alcunefoto.
Non so quanto
questo sia vero, ma sembrerebbe in ogni caso che dalle prossime olimpiadi anche
il Viagra sarà compreso nel famoso elenco. Nel frattempo è stato usato
liberamente. Se si vuole combattere il doping seguendo questa strada, bisogna
allora investire grosse somme in laboratori e personale specializzato per
ridurre il più possibile il gap temporale tra la scoperta di una molecola
dopante, e il suo riconoscimento come tale, inserimento nell’elenco delle
sostanze proibite e lo sviluppo di una tecnica di identificazione. Inoltre la
frequenza di controllo di ogni singolo atleta deve diventare molto alta,
coprendo ogni periodo della sua attività. Certamente i costi sarebbero
estremamente alti, ma non vedo altra soluzione.
C’è poi chi ritiene,
secondo me con argomenti non proprio trascurabili, che la lotta al doping è
impossibile, per tutto quello detto prima, e che quindi sia molto meglio
lasciarlo libero ma sotto un certo controllo medico. E’ un’argomentazione molto
simile a quella che si è dimostrata corretta contro il proibizionismo
dell’alcol, e a quella portata avanti a favore della liberalizzazione e
controllo della prostituzione. D’altra parte lo sport professionistico è ormai
esclusivamente uno spettacolo, e quindi è più ragionevole usare le categorie di
valore adatte a questa classificazione che quelle moraleggianti relative ad una
generica attività ludica umana, ma sostanzialmente privata. Non dobbiamo
dimenticare che tra le attività spettacolari erano comprese, fino a qualche tempo
fa, anche scontri armati il cui obiettivo era la morte di uno dei partecipanti
, o scontri violenti in cui la menomazione fisica era un risultato abbastanza
frequente. Viviamo pur sempre in una società in cui è considerato normale che
per sopravvivere, e nemmeno tanto bene, si facciano lavori usuranti e spesso
estremamente pericolosi. Perché allora non ammettere che a fronte di un
guadagno di livello superiore non possa essere possibile affrontare un rischio
fisico controllato?
Onestamente io
non ho una risposta, non so decidere cosa sia meglio, perché vedo i problemi
che entrambe le soluzioni lascerebbero aperti.
Quello di cui
sono sicuro è però che continuando come ora è sostanzialmente una pagliacciata.
Si lascia completamente vivo l’interesse al doping, anche se clandestino,
perché la probabilità di essere scoperti è relativamente bassa rispetto al
guadagno potenziale, ma quando si becca qualcuno, per caso o per volontà
politica, lo si mette alla gogna come se il poveretto fosse un peccatore terribile
e non invece una semplice vittima del sistema come di fatto è.
Ovviamente a
livello dirigenziale risultano tutti angioletti, perché la “lotta al doping”
loro la perseguono ufficialmente, anche se di fatto, come è evidente a chiunque
sappia guardare appena dietro le apparenze, lasciano liberi tutti di fare
quello che vogliono. Di questa pagliacciata loro il prezzo non lo pagano mai.
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domenica 5 agosto 2012
Invito alla lettura di Agosto 2012
I Mendicanti di Spagna
di Nancy Kress
Urania (2008) (Beggers in Spain - 1993)
Il primo romanzo di una serie che non ho ancora continuato a leggere. Come spesso nelle opere della Kress, lo spunto di partenza è biologico, o meglio un'estrapolazione più o meno ragionevole di un argomento scientifico in campo biologico. In questo caso si tratta della possibilità di ridurre con una modifica genetica la necessità del sonno negli essere umani.
Continua su http://www.webalice.it/michele.castellano/SF_Fantasy/mese/Agosto2012.html
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mercoledì 6 giugno 2012
De Gregorio: il Senato nega l'arresto
Da Corriere.it:
L'Aula del Senato con 169 no, 109 sì e 16 astenuti boccia, a scrutinio segreto, la richiesta dei pm di arresti domiciliari per il senatore del Pdl Sergio De Gregorio coinvolto nell'inchiesta sul faccendiere Valter Lavitola. Il Senato ribalta così il verdetto della Giunta per le autorizzazioni a procedere. Votano a favore Pdl e Lega contro il Pd e Idv.
Non vi è dubbio che a volte la Magistratura sembri esagerare con la detenzione preventiva, quasi a voler imporre una qualche specie di punizione a persone che, si sa, riusciranno, per potere personale, a scamparla. Un po' come ha sempre fatto a ben più bassi livelli la Polizia quando, arrestando piccoli delinquenti o intervenendo in manifestazioni politiche, sembra dire: lo so che ti rilasciano subito, ed allora io intanto ti spacco la faccia. Situazioni del genere ne sono successe tante, e sono sicuramente poco edificanti per il nostro Sistema Giustizia.
Detto questo, che è un problema generale e che meriterebbe un'attenzione un poco maggiore, rimane il fatto che tutti i cittadini sono uguali (o dovrebbero esserlo) davanti alla legge, e la necessità dell'autorizzazione da parte della Camera di appartenenza per i nostri Deputati e/o Senatori è stata introdotta esclusivamente per evitare casi di persecuzione politica, non certo per difenderli da accuse di reati comuni, per i quali la persecuzione politica non esiste di principio.
Quindi la difesa di De Gregorio da parte dei suoi sodali è semplicemente una difesa corporativa che non dovrebbe assolutamente esistere, e la concessione dell'autorizzazione dovrebbe avvenire praticamente in modo automatico appurato che si tratta di un'accusa di reato comune, e senza elementi evidenti di falsa accusa. De Gregorio è effettivamente coinvolto in una turpe faccenda di truffe varie. Che poi sia giudicato giuridicamente colpevole o meno, a questo livello non importa. E' un cittadino come gli altri e risponde alla magistratura come gli altri.
Tra l'altro, io uno con la faccia di De Gregorio lo metterei in galera a prescindere, per conclamato inquinamento ambientale...
L'Aula del Senato con 169 no, 109 sì e 16 astenuti boccia, a scrutinio segreto, la richiesta dei pm di arresti domiciliari per il senatore del Pdl Sergio De Gregorio coinvolto nell'inchiesta sul faccendiere Valter Lavitola. Il Senato ribalta così il verdetto della Giunta per le autorizzazioni a procedere. Votano a favore Pdl e Lega contro il Pd e Idv.
Non vi è dubbio che a volte la Magistratura sembri esagerare con la detenzione preventiva, quasi a voler imporre una qualche specie di punizione a persone che, si sa, riusciranno, per potere personale, a scamparla. Un po' come ha sempre fatto a ben più bassi livelli la Polizia quando, arrestando piccoli delinquenti o intervenendo in manifestazioni politiche, sembra dire: lo so che ti rilasciano subito, ed allora io intanto ti spacco la faccia. Situazioni del genere ne sono successe tante, e sono sicuramente poco edificanti per il nostro Sistema Giustizia.
Detto questo, che è un problema generale e che meriterebbe un'attenzione un poco maggiore, rimane il fatto che tutti i cittadini sono uguali (o dovrebbero esserlo) davanti alla legge, e la necessità dell'autorizzazione da parte della Camera di appartenenza per i nostri Deputati e/o Senatori è stata introdotta esclusivamente per evitare casi di persecuzione politica, non certo per difenderli da accuse di reati comuni, per i quali la persecuzione politica non esiste di principio.
Quindi la difesa di De Gregorio da parte dei suoi sodali è semplicemente una difesa corporativa che non dovrebbe assolutamente esistere, e la concessione dell'autorizzazione dovrebbe avvenire praticamente in modo automatico appurato che si tratta di un'accusa di reato comune, e senza elementi evidenti di falsa accusa. De Gregorio è effettivamente coinvolto in una turpe faccenda di truffe varie. Che poi sia giudicato giuridicamente colpevole o meno, a questo livello non importa. E' un cittadino come gli altri e risponde alla magistratura come gli altri.
Tra l'altro, io uno con la faccia di De Gregorio lo metterei in galera a prescindere, per conclamato inquinamento ambientale...
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lunedì 4 giugno 2012
Pagnotte Rustiche al Farro Dicocco
Avendo capito almeno a livello elementare come gestire impasti molto idratati, ed avendo capito anche che una autolisi di parte delle farine prima dell'impasto finale può rendere più semplice l'ottenere una buona maglia glutinica e un'alta idratazione, ho continuato i miei esperimenti con queste Pagnotte Rustiche al Farro Dicocco, con farina di Tipo 2 di Tibiona e un'idratazione del 75%. Idratazione forse troppo alta per le mie capacità attuali, che mi ha reso molto difficile la gestione dei panetti prima di infornarli, ma che ha dato risultati piuttosto soddisfacenti.
Quste le pagnotte
e questo l'interno
Quste le pagnotte
e questo l'interno
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giovedì 24 maggio 2012
Panini al Kamut e Segale Integrale
Questo mio ultimo prodotto del mio hobby panificatorio mi ha soddisfatto veramente molto. Ho voluto sperimentare alcune variazioni con lobiettivo di ottenere un pane ad alta idratazione che presentasse una alveolatura ampia e un buon sviluppo verticale. Per questo ho provato la tecnica dell'autolisi di parte delle farine dell'impasto finale, e di var lievitare i panini a testa in giù in ciotole di dimensioni adatte, in modo che la naturale morbidezza dell'impasto, per l'alta idratazione, non "spanciasse" troppo i panini durante questa fase critica.
Ecco l'immagine del risultato finale
Qui l'intera ricetta fotografata passo-passo.
Ecco l'immagine del risultato finale
Qui l'intera ricetta fotografata passo-passo.
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pane fatto in casa
martedì 15 maggio 2012
Giornalismo e Stupidaggini, sono davvero indivisibili?
Da Repubblica.it
Un generico articolo che riporta la notizia dell'ennesimo avviso di indagine inviata ad un componente del Governo. Questa volta ad un componente tecnico, il Sottosegratario Zoppini, e per un classico reato del mondo degli esperti in relazioni internazionali, fiscalisti o avvocati che siano: aiuto all'evasione fiscale. Un reato abbastanza difficile da dimostrare, ma facilmente intuibile come realistico.
Ma non è questo che mi importa qui, oltretutto l'Onorevole Zoppini ha dichiarato la sua intenzione di dimettersi dall'incarico governativo per meglio difendersi. E questo va a suo merito.
Il mio problema è invece un altro che con Zoppini e il suo presunto reato non c'entra nulla.
Alla fine dell'articolo, compare la seguente pregnante dichiarazione:
Romano, 47 anni, Zoppini è ritenuto un tecnico di primissimo livello. Come Vittorio Grilli, viceministro dell'Economia, anche Zoppini viene dal prestigioso IIt-Istituto Italiano di Tecnologia, la punta più avanzata della ricerca made in Italy.
Ora, l'Istituto Italiano di Tecnologia esiste da meno di cinque anni, per cui nessuno che non sia un neolaureato può provenire dallo stesso. Che poi sia la punta più avanzata della ricerca made in Italy è un'affermazione di totale leccaculaggine, dato che nulla di minimamente importante è ancora uscito da quell'istituto che, seppur basato su argomenti di ricerca di interesse reale, spicca più che altro per la totale mancanza di trasparenza nelle scelte degli argomenti stessi ma sopratutto per la selezione degli istituti esterni beneficiari dei suoi fondi.
Quello che a Grilli e Zoppini può essere dato atto è di aver creato in modo clientelare e senza trasparenza alcuna un istituto iperfinanziato dichiarato di principio un Istituto di Eccellenza, mentre normalmente l'eccellenza si conquista con i risultati ottenuti. Non ho alcun dubbio che i risultati alla fine ci saranno, visti i finanziamenti coinvolti, ma non sono così sicuro che non se ne sarebbero potuti ottenere di più e con meno costi in un modo più democratico.
In ogni caso il giornalista che ha scritto quell'articolo o non ha la più pallida idea di quello su cui ha scritto, o è già stato coinvolto nell'ambiente.
Un generico articolo che riporta la notizia dell'ennesimo avviso di indagine inviata ad un componente del Governo. Questa volta ad un componente tecnico, il Sottosegratario Zoppini, e per un classico reato del mondo degli esperti in relazioni internazionali, fiscalisti o avvocati che siano: aiuto all'evasione fiscale. Un reato abbastanza difficile da dimostrare, ma facilmente intuibile come realistico.
Ma non è questo che mi importa qui, oltretutto l'Onorevole Zoppini ha dichiarato la sua intenzione di dimettersi dall'incarico governativo per meglio difendersi. E questo va a suo merito.
Il mio problema è invece un altro che con Zoppini e il suo presunto reato non c'entra nulla.
Alla fine dell'articolo, compare la seguente pregnante dichiarazione:
Romano, 47 anni, Zoppini è ritenuto un tecnico di primissimo livello. Come Vittorio Grilli, viceministro dell'Economia, anche Zoppini viene dal prestigioso IIt-Istituto Italiano di Tecnologia, la punta più avanzata della ricerca made in Italy.
Ora, l'Istituto Italiano di Tecnologia esiste da meno di cinque anni, per cui nessuno che non sia un neolaureato può provenire dallo stesso. Che poi sia la punta più avanzata della ricerca made in Italy è un'affermazione di totale leccaculaggine, dato che nulla di minimamente importante è ancora uscito da quell'istituto che, seppur basato su argomenti di ricerca di interesse reale, spicca più che altro per la totale mancanza di trasparenza nelle scelte degli argomenti stessi ma sopratutto per la selezione degli istituti esterni beneficiari dei suoi fondi.
Quello che a Grilli e Zoppini può essere dato atto è di aver creato in modo clientelare e senza trasparenza alcuna un istituto iperfinanziato dichiarato di principio un Istituto di Eccellenza, mentre normalmente l'eccellenza si conquista con i risultati ottenuti. Non ho alcun dubbio che i risultati alla fine ci saranno, visti i finanziamenti coinvolti, ma non sono così sicuro che non se ne sarebbero potuti ottenere di più e con meno costi in un modo più democratico.
In ogni caso il giornalista che ha scritto quell'articolo o non ha la più pallida idea di quello su cui ha scritto, o è già stato coinvolto nell'ambiente.
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giovedì 10 maggio 2012
Berlusconi riformista: "senza interventi, costretti a trattare con Grillo e Casini"
Da CorrieredellaSera.it
e trattare con Grillo è semplice, come con Pannella...
è solo questione di soldi...
e trattare con Grillo è semplice, come con Pannella...
è solo questione di soldi...
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Ma il self-publishing travolgerà l'Editoria tradizionale?
Da CorrieredelleSera.it
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Si parla sempre più di ebook, ma sembra che la battaglia tra la vecchia e la nuova editoria si giochi su un’altra questione cruciale: il cosiddetto self-publishing. Perché il meccanismo digitale che conduce all’autopubblicazione è fondato davvero su una mentalità nuova rispetto a quella tradizionale.
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Non è questo, però, l’aspetto principale del self-publishing secondo Ferrario. «Il vantaggio maggiore è per gli autori già affermati che vendono centinaia di migliaia o milioni di copie: mentre Random House pubblica il loro libro tra i 4 e gli 8mesi dopo la consegna e offre il 15 per cento su ogni copia venduta, Amazon assicura l’uscita immediata e garantisce all’autore il 70 per cento di diritti». Certo, converrebbe a chiunque, anche se il prezzo di copertina online è inferiore a quello della libreria.
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Piccioli: Penso infatti che il ruolo dell’editore, anche di quello più cinicamente commerciale, sia ancora insostituibile. Non solo per la responsabilità della scelta, che oggi, nella tarda modernità diffidente dei grandi progetti, non è mai solo culturale, inutile fare i bovaristi culturali: ogni scelta editoriale è frutto di un compromesso fra conto economico, condizione del mercato, esigenze commerciali. Però l’editore è un collaboratore dell’autore, lo sostiene, spesso anche psicologicamente, lo consiglia, gli propone temi o correzioni di sviluppi narrativi. Basta pensare, per citare una persona che tutti rimpiangiamo, a Grazia Cherchi: ancor oggi molti noti scrittori la ricordano con riconoscenza. Il self-publishing nasce anche, credo, sull’onda di una leggenda, che cioè gli editori scelgano in base a raccomandazioni, camarille, pressioni varie di cerchie intellettuali chiuse e impenetrabili. È la classica reazione di chi si sente rifiutato, non accetta la propria mediocrità e vive il rifiuto come un affronto. Ma gli editori ricevono centinaia dimanoscritti illeggibili. Poi magari sbagliano nelle scelte, però davvero niente che minimamente meriti resta impubblicato. Personalmente ho rifiutato libri che poi, magari a distanza di qualche anno, ho visto uscire da altri editori (ma non per questo ho rimpianto la decisione).
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Ferrari: «Io, alla fine, a dire la verità, non so fino a che punto il self-publishing avrà un grande sviluppo e potrà diventare un modello. Quel che più mi preoccupa è la divaricazione molto forte tra la produzione editoriale molto bassa, che ha un pubblico sempre più vasto, e la produzione media o alta che ha difficoltà sempre maggiori e pochissimo spazio nei punti vendita e nei processi di comunicazione. È possibile che il self-publishing finisca per alimentare ancora di più la parte bassa». ........
Questo è un tema caldo, o forse addirittura infuocato, dato che riguarda la vera sopravvivenza degli editori di libri ma anche dell'intera catena di distribuzione e vendita, fino alle librerie, che ne dipendono direttamente. Ed è anche un tema complesso, che non si può certo risolvere con qualche slogan, come purtroppo tende a fare l'articolo di cui ho riportato pochi stralci.
Fare un discorso completo richiederebbe tempo e spazio, che ora non ho, per cui mi limito a poche annotazioni, rimandando a data da destinarsi, se ne troverò il tempo, l'analisi dettagliata.
La prima osservazione che devo fare è su quella che nell'opinione di Piccioli è una leggenda: che cioè gli editori scelgano in base a raccomandazioni, camarille, pressioni varie di cerchie intellettuali chiuse e impenetrabili. Guardando quello che pubblicano, ma sopratutto quello che pubblicizzano con quello che è il loro vero potere e la loro vera forza d'urto, sembra invece un dato di fatto.
Non è quindi tanto l'autopubblicazione o il formato in cui avviene, se come Print on Demand o come ebook, ma è la perdita di funzione selettiva dell'editore classico che è la questione in gioco. E poichè l'analisi oggettiva di quello che è di fatto il risultato del loro ruolo dice che non si tratta più di una selezione qualitativa, ma è ormai per la più larga parte una selezione di marketing, che non richiedendo qualità si presta più facilmente ad operazioni clientelari, la loro funzione risulta oggettivamente inutile se non dannosa.
Tra l'altro, per evitare di dare spazio a chi si richiama al libero mercato e alle sue richieste, c'è da far notare che la limitatezza del numero di romanzi stampabili, ma sopratutto i monopoli della distribuzione e della gestione degli spazi fisici nelle librerie, fanno sì che le scelte editoriali di fatto formino il mercato e ne condizionino pesantemente le sue scelte.
E' il cane che come sempre finisce per mordersi la coda.
Quindi tutte le lamentele da parte degli editori e dei loro portaborse, nonchè supporter prezzolati come sono gli Autori Pubblicati, lasciano il tempo che trovano. Se gli editori non reinventano un loro ruolo effettivo e di utilità per gli utenti finali, è giusto che scompaiano.
Sugli ebook, la carta stampate e nuovamente il ruolo degli editori spero di ritornare a parlarne abbastanza presto.
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Si parla sempre più di ebook, ma sembra che la battaglia tra la vecchia e la nuova editoria si giochi su un’altra questione cruciale: il cosiddetto self-publishing. Perché il meccanismo digitale che conduce all’autopubblicazione è fondato davvero su una mentalità nuova rispetto a quella tradizionale.
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Non è questo, però, l’aspetto principale del self-publishing secondo Ferrario. «Il vantaggio maggiore è per gli autori già affermati che vendono centinaia di migliaia o milioni di copie: mentre Random House pubblica il loro libro tra i 4 e gli 8mesi dopo la consegna e offre il 15 per cento su ogni copia venduta, Amazon assicura l’uscita immediata e garantisce all’autore il 70 per cento di diritti». Certo, converrebbe a chiunque, anche se il prezzo di copertina online è inferiore a quello della libreria.
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Piccioli: Penso infatti che il ruolo dell’editore, anche di quello più cinicamente commerciale, sia ancora insostituibile. Non solo per la responsabilità della scelta, che oggi, nella tarda modernità diffidente dei grandi progetti, non è mai solo culturale, inutile fare i bovaristi culturali: ogni scelta editoriale è frutto di un compromesso fra conto economico, condizione del mercato, esigenze commerciali. Però l’editore è un collaboratore dell’autore, lo sostiene, spesso anche psicologicamente, lo consiglia, gli propone temi o correzioni di sviluppi narrativi. Basta pensare, per citare una persona che tutti rimpiangiamo, a Grazia Cherchi: ancor oggi molti noti scrittori la ricordano con riconoscenza. Il self-publishing nasce anche, credo, sull’onda di una leggenda, che cioè gli editori scelgano in base a raccomandazioni, camarille, pressioni varie di cerchie intellettuali chiuse e impenetrabili. È la classica reazione di chi si sente rifiutato, non accetta la propria mediocrità e vive il rifiuto come un affronto. Ma gli editori ricevono centinaia dimanoscritti illeggibili. Poi magari sbagliano nelle scelte, però davvero niente che minimamente meriti resta impubblicato. Personalmente ho rifiutato libri che poi, magari a distanza di qualche anno, ho visto uscire da altri editori (ma non per questo ho rimpianto la decisione).
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Ferrari: «Io, alla fine, a dire la verità, non so fino a che punto il self-publishing avrà un grande sviluppo e potrà diventare un modello. Quel che più mi preoccupa è la divaricazione molto forte tra la produzione editoriale molto bassa, che ha un pubblico sempre più vasto, e la produzione media o alta che ha difficoltà sempre maggiori e pochissimo spazio nei punti vendita e nei processi di comunicazione. È possibile che il self-publishing finisca per alimentare ancora di più la parte bassa». ........
Questo è un tema caldo, o forse addirittura infuocato, dato che riguarda la vera sopravvivenza degli editori di libri ma anche dell'intera catena di distribuzione e vendita, fino alle librerie, che ne dipendono direttamente. Ed è anche un tema complesso, che non si può certo risolvere con qualche slogan, come purtroppo tende a fare l'articolo di cui ho riportato pochi stralci.
Fare un discorso completo richiederebbe tempo e spazio, che ora non ho, per cui mi limito a poche annotazioni, rimandando a data da destinarsi, se ne troverò il tempo, l'analisi dettagliata.
La prima osservazione che devo fare è su quella che nell'opinione di Piccioli è una leggenda: che cioè gli editori scelgano in base a raccomandazioni, camarille, pressioni varie di cerchie intellettuali chiuse e impenetrabili. Guardando quello che pubblicano, ma sopratutto quello che pubblicizzano con quello che è il loro vero potere e la loro vera forza d'urto, sembra invece un dato di fatto.
Non è quindi tanto l'autopubblicazione o il formato in cui avviene, se come Print on Demand o come ebook, ma è la perdita di funzione selettiva dell'editore classico che è la questione in gioco. E poichè l'analisi oggettiva di quello che è di fatto il risultato del loro ruolo dice che non si tratta più di una selezione qualitativa, ma è ormai per la più larga parte una selezione di marketing, che non richiedendo qualità si presta più facilmente ad operazioni clientelari, la loro funzione risulta oggettivamente inutile se non dannosa.
Tra l'altro, per evitare di dare spazio a chi si richiama al libero mercato e alle sue richieste, c'è da far notare che la limitatezza del numero di romanzi stampabili, ma sopratutto i monopoli della distribuzione e della gestione degli spazi fisici nelle librerie, fanno sì che le scelte editoriali di fatto formino il mercato e ne condizionino pesantemente le sue scelte.
E' il cane che come sempre finisce per mordersi la coda.
Quindi tutte le lamentele da parte degli editori e dei loro portaborse, nonchè supporter prezzolati come sono gli Autori Pubblicati, lasciano il tempo che trovano. Se gli editori non reinventano un loro ruolo effettivo e di utilità per gli utenti finali, è giusto che scompaiano.
Sugli ebook, la carta stampate e nuovamente il ruolo degli editori spero di ritornare a parlarne abbastanza presto.
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martedì 8 maggio 2012
Un sentito ringraziamento a Beppe Grillo, alla luce delle recenti elezioni
Grazie Grillo per aver evitato che il più becero populismo morisse con Berlusconi...
Grazie per aver reso il populismo veramente super partes, dato che tu e tutti i tuoi slogan principali siete decisamente di destra, mentre buona parte dei tuoi fanatici seguaci pensa di essere di sinistra...
Grazie per il contributo essenziale ad evitare che l'italia corra il rischio di diventare un paese normale...
Grazie per tutto e a buon rendere...
Grazie per aver reso il populismo veramente super partes, dato che tu e tutti i tuoi slogan principali siete decisamente di destra, mentre buona parte dei tuoi fanatici seguaci pensa di essere di sinistra...
Grazie per il contributo essenziale ad evitare che l'italia corra il rischio di diventare un paese normale...
Grazie per tutto e a buon rendere...
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lunedì 7 maggio 2012
Elezioni. Boom di 5 Stelle. Crollo della Lega Nord
Da Repubblica.it
Si vede che non avendo più il coraggio di votare per il Trota, hanno votato per il Grillo.
Continuano a votare delle bestie, però...
Si vede che non avendo più il coraggio di votare per il Trota, hanno votato per il Grillo.
Continuano a votare delle bestie, però...
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venerdì 4 maggio 2012
Giornata Internazionale contro i DRM
Cosa sono i DRM? Perchè dovreste protestare in favore della loro eliminazione?
Se non siete un fruitore di musica in formato MP3, acquistabile in rete, o lettore di ebooks, cioè di libri in formato digitale, leggibili sugli appositi lettori e/o su PC, Tablet come iPad o anche, come ho spesso fatto io, su iPhone, probabilmente non capirete le ragioni di questa protesta. Per non perdere troppo tempo a descrivere le sue ragioni vi linko un sito dove queste ragioni vengono spiegate in modo elementare, anche se era prima che il problema colpisse anche i libri, che ancora non c'erano. Qui invece un posto più recente, dove si fa propaganda per questo evento.
Il problema degli ebooks, del loro prezzo eccessivo, delle limitazioni anticostituzionali che i DRM pongono, merita sicuramente un approfondimento specifico, e prometto di farlo nel prossimo futuro.
Nel frattempo, datemi un po' di fiducia e protestate ad alta voce contro questo abuso.
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