Da più di due anni non ho aggiunto niente a questa parte del mio sito, Le Ricette di Lucia, e certo non per mancanza di argomenti. La ragione è in parte per mia pigrizia, ma principalmente perché convincere Lucia, cioè mia moglie, a farsi fotografare mentre cucina, e a quantizzare in grammi quello che lei valuta ad occhio, è sempre difficile.
Il successo di questa piccola parte del sito che, nonostante sia ancora povera e senza niente di particolarmente innovativo, riceve la sua buona dose di visite, l'ha alla fine convinta a fare qualche sforzo in più. Grazie anche alle vacanze di Natale 2013, sono riuscito a documentare due preparazioni, la prima delle quali è quella che mostro qui. La seconda richiede ancora del lavoro di aggiustamento delle foto.
Questo che presento ora è un piatto di chiara derivazione francese, e di terrine di vario genere ne abbiamo sempre mangiate molte nelle nostre visite a Parigi, ma con contaminazioni italiane piuttosto evidenti. Deriva da una ricetta che prevedeva un prodotto "in crosta", ma l'abbiamo semplificato eliminando la copertura ed arrivando a qualcosa di lavorazione veramente facile e alla portata di tutti.
La ricetta fotografata nei dettagli è alla pagina Terrina di Coniglio del mio sito.
domenica 29 dicembre 2013
sabato 28 dicembre 2013
Batard semintegrali
Dopo aver abbandonato l'idea di fare in casa, e con un forno a gas, qualcosa che assomigliasse al Pane di Lariano, ho incominciato a provare come sfruttare al meglio la farina di Tipo 2 Buratto del Molino Marino. E' una farina poco raffinata che ha però una discreta forza (W = 290) e si presta molto alla panificazione.
Il primo passo è stato quello di partire dai miei tentativi per il Pane di Lariano, cercando di ottimizzare il risultato senza avere un obiettivo a priori in testa.
Ho fatto solo qualche piccola modifica nell'impasto e nella cottura, ed ecco delle Batard semintegrali, che ho chiamato così perché composte per il 60% di farina di Tipo 2, di cui sono davvero soddisfatto. La strada è aperta, vedremo dove mi porterà.
Il primo passo è stato quello di partire dai miei tentativi per il Pane di Lariano, cercando di ottimizzare il risultato senza avere un obiettivo a priori in testa.
Ho fatto solo qualche piccola modifica nell'impasto e nella cottura, ed ecco delle Batard semintegrali, che ho chiamato così perché composte per il 60% di farina di Tipo 2, di cui sono davvero soddisfatto. La strada è aperta, vedremo dove mi porterà.
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domenica 8 dicembre 2013
Nuove Batard al Kamut® e Farro Integrale
Il mese scorso avevo fatto delle Batard al Kamut® e al Farro Integrale che non mi erano ben riuscite, perché in cottura erano rimaste basse, non sviluppandosi abbastanza in verticale, anche se poi il sapore era ottimo. Ho provato a rifarle dando più struttura all'impasto attraverso l'effettuazione di pieghe sia prima che durante la lievitazione. L'oparazione ha ottenuto il risultato sperato, e qui potete vedere l'intera ricetta con foto più dettagliate
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venerdì 6 dicembre 2013
Throne of the Crescent Moon
Il romanzo che propongo per il mese di dicembre è Throne of the Crescent Moon, di Saladin Ahmed. Un fantasy che è il primo romanzo scritto dall'autore, già noto per alcuni racconti, e che dovrebbe essere l'inizio di una serie. E' stato nominato sia per l'Hugo che per il Nebula, e ha vinto il premio Locus per il miglior primo romanzo.
Non è un capolavoro, ma è di lettura piacevole e rappresenta una ventata di aria fresca specialmente per la sua ambientazione "arabizzante", con l'intero repertorio dei mostri e miracoli che si possono immaginare. I personaggi sono caratterizzati con sufficienza, ma pagano pegno allo sviluppo della storia, che è la parte privilegiata.
Qualche deus ex machina di troppo dimostra che la mano nel gestire la storia stessa non è ancora del tutto salda. Bisognerà aspettare il seguito per un giudizio più definitivo.
Non è un capolavoro, ma è di lettura piacevole e rappresenta una ventata di aria fresca specialmente per la sua ambientazione "arabizzante", con l'intero repertorio dei mostri e miracoli che si possono immaginare. I personaggi sono caratterizzati con sufficienza, ma pagano pegno allo sviluppo della storia, che è la parte privilegiata.
Qualche deus ex machina di troppo dimostra che la mano nel gestire la storia stessa non è ancora del tutto salda. Bisognerà aspettare il seguito per un giudizio più definitivo.
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sabato 30 novembre 2013
Verso un ibrido tra la Focaccia Genovese e la Teglia Romana
La focaccia genovese ci piace molto, ma è troppo spesso semplicemente dell'aria unta e salata, senza sostanza. Anche la teglia romana ci piace molto, ma è spesso fatta solo di alveoli contenuti tra due superfici troppo croccanti.
Perché non esiste qualcosa di intermedio, che unisca gli aspetti positivi di queste due eccellenze italiane?
Da tempo cerco di produrre questo ibrido, e ho anche ottenuto dei risultati molto gradevoli, sempre però occasionali e non ripetibili.
Questa volta credo di aver ottenuto un prodotto ben documentato, basato su esperienze solide e quindi ripetibili, che se anche richiederà dei miglioramenti, specialmente nella mia capacità di stendere l'impasto, è sicuramente un ottimo punto fermo da cui posso solo ripartire.
Qui l'intera ricetta fotografata e le idee per possibili miglioramenti.
Perché non esiste qualcosa di intermedio, che unisca gli aspetti positivi di queste due eccellenze italiane?
Da tempo cerco di produrre questo ibrido, e ho anche ottenuto dei risultati molto gradevoli, sempre però occasionali e non ripetibili.
Questa volta credo di aver ottenuto un prodotto ben documentato, basato su esperienze solide e quindi ripetibili, che se anche richiederà dei miglioramenti, specialmente nella mia capacità di stendere l'impasto, è sicuramente un ottimo punto fermo da cui posso solo ripartire.
Qui l'intera ricetta fotografata e le idee per possibili miglioramenti.
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mercoledì 20 novembre 2013
La Classe Dirigente che si autoassolve
Quindi il PD non voterà la sfiducia alla Cancellieri, perché per Letta sarebbe equivalso ad un voto di sfiducia al governo, e tutti hanno accettato questa assurda equivalenza. Anche Civati ha ritirato la mozione di sfiducia.
E la Cancellieri dichiara che "si difenderà sino all'ultimo", altro che dimissioni.
Come avevo già detto nel post precedente, ci sono situazioni che non hanno rilevanza penale, o magari la hanno ma non può essere dimostrata, ma che hanno enorme rilevanza politica e dovrebbero portare a delle ovvie conseguenze.
Ogni persona può intrattenere rapporti di amicizia con esponenti del mondo finanziario-imprenditoriale, anche se parte di quella zona grigia che separa la legalità dall'illegalità, e che è spesso illegalità non provata. Ma se hai un ruolo istituzionale, di difesa dello Stato, e "vieni beccata" a telefonare a persone ufficialmente indagate per reati gravi, nei cui riguardi "ti metti a disposizione" per fare qualcosa che potrebbe anche alla fine essere niente, in qualunque paese occidentale ti devi dimettere. E senza nemmeno discutere.
Barbara Spinelli, in un articolo su Repubblica oggi mette proprio in evidenza come la responsabilità politica e l'intransigenza nei suoi riguardi sia stata essenziale in Germania per uscire dallo scandalo che travolse anche Schröder, e lo stesso è valso per il Watergate americano.
In Italia abbiamo invece una classe dirigente che tende ad autoassolversi sempre e comunque, rifiutandosi di lasciare i posti di potere anche dopo la condanna di tre diversi gradi di giudizio.
Poi ci si chiede perché il Paese non sembra in grado di uscire dal baratro politico-economico in cui sta precipitando.
In questa situazione, il populista Grillo, pesantemente sconfitto nelle regionali in Basilicata, non può che ringraziare la Cancellieri, Letta e tutto il PD.
E la Cancellieri dichiara che "si difenderà sino all'ultimo", altro che dimissioni.
Come avevo già detto nel post precedente, ci sono situazioni che non hanno rilevanza penale, o magari la hanno ma non può essere dimostrata, ma che hanno enorme rilevanza politica e dovrebbero portare a delle ovvie conseguenze.
Ogni persona può intrattenere rapporti di amicizia con esponenti del mondo finanziario-imprenditoriale, anche se parte di quella zona grigia che separa la legalità dall'illegalità, e che è spesso illegalità non provata. Ma se hai un ruolo istituzionale, di difesa dello Stato, e "vieni beccata" a telefonare a persone ufficialmente indagate per reati gravi, nei cui riguardi "ti metti a disposizione" per fare qualcosa che potrebbe anche alla fine essere niente, in qualunque paese occidentale ti devi dimettere. E senza nemmeno discutere.
Barbara Spinelli, in un articolo su Repubblica oggi mette proprio in evidenza come la responsabilità politica e l'intransigenza nei suoi riguardi sia stata essenziale in Germania per uscire dallo scandalo che travolse anche Schröder, e lo stesso è valso per il Watergate americano.
In Italia abbiamo invece una classe dirigente che tende ad autoassolversi sempre e comunque, rifiutandosi di lasciare i posti di potere anche dopo la condanna di tre diversi gradi di giudizio.
Poi ci si chiede perché il Paese non sembra in grado di uscire dal baratro politico-economico in cui sta precipitando.
In questa situazione, il populista Grillo, pesantemente sconfitto nelle regionali in Basilicata, non può che ringraziare la Cancellieri, Letta e tutto il PD.
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domenica 17 novembre 2013
Perché la Cancellieri si sarebbe dovuta dimettere
Perché la
Cancellieri si sarebbe dovuta dimettere (secondo me)?
La risposta breve
è perché l’hanno beccata.
La risposta lunga
è lunga, perché in Italia gli aspetti più banali non sono mai tali, e
specialmente nella politica è veramente difficile far diventare la responsabilità
personale un elemento significativo.
Per cercare di
chiarire la risposta lunga, partiamo da un elemento che non è discutibile: la
Cancellieri è amica dei Ligresti, lo è in modo abbastanza stretto, ed esistono
evidenze di passati favori reciproci. Niente di serio e senza significati
penali, ma indicatori di una buona conoscenza reciproca.
E veniamo ad uno
dei punti principali: si possono avere dubbi che la famiglia Ligresti abbia
avuto, nei lunghi anni di successo economico, anche comportamenti legalmente,
ma soprattutto moralmente, discutibili? Due fratelli siciliani arrivati al nord
senza evidenti capacità economiche, con attività inizialmente banali, sono in
pochi anni diventati, entrambi e in modo diverso ma complementare, proprietari
di imperi economici. Il farmacista diventato proprietario di una serie di
cliniche private, tra cui le più prestigiose della Lombardia (io ho subito un
intervento piuttosto complesso in una di queste, e ho potuto conoscerla bene),
ed il fratello che diventa uno degli uomini più facoltosi e potenti d’Italia.
Un poco come Berlusconi che però, non essendo siciliano, l’aggancio con la
Sicilia ha dovuto crearlo per interposta persona.
Così come è
chiaro (tranne che alla magistratura) come ha fatto Berlusconi a “trovare” i
capitali necessari alla sua crescita economica, i sospetti su pratiche analoghe
per i fratelli Ligresti di fatto si sprecano. Sospetti, mai certezze, ma dalle
inchieste che hanno portato alle accuse di questi giorni all’intera famiglia
risulta anche che certe “pratiche gestionali” al limite della correttezza, e
forse solo formalmente corrette, e magari anche no, sono state usate da tempo.
Una persona con
un grosso ruolo istituzionale, come era al tempo la Cancellieri, con le
competenze che sicuramente ha, e con la familiarità che ha dimostrato di avere
con i Ligresti doveva sicuramente essere ben conscia di cosa succedeva e di
come tanta ricchezza era ottenuta. Mi rifiuto di pensare che la Cancellieri
fosse tanto ottusa solo su questo argomento.
D’altra parte le
amicizie potenti, a cui magari chiedere un piccolo, piccolissimo favore quando
necessario, da restituire ovviamente quando possibile, non hanno mai fatto
male, anzi in Italia sono praticamente la condizione necessaria per poter
entrare, e rimanere, in certi ambienti. Il concetto normalmente ritenuto
corretto è che se non si viola apertamente la legge, tutto è permesso.
Anche nelle altre
democrazie occidentali questi rapporti sono all’ordine del giorno, perché un
ceto sociale (non uso la parola “classe” perché non proprio adatta in questa
situazione, ma è come se l’avessi usata) si identifica non solo per il proprio
ruolo economico ma anche per le proprie relazioni sociali. Quella che è
normalmente chiamata “classe dirigente”, anche se non è una vera classe, si
identifica in modo particolare per l’interconnessione di favori, di rapporti di
amicizia, e di intrecci di interesse. Il che non impedisce certo l’esistenza di
guerre feroci e di tradimenti repentini. Però il rapporto familiare con le sue
amicizie dirette normalmente è un elemento particolarmente forte, specialmente
in Italia.
Ma se questi
rapporti esistono anche all’estero, perché ci lamentiamo del caso Cancellieri?
Perché nelle
altre democrazie occidentali questi rapporti esistono, ma alcuni di questi sono
considerati ufficialmente scorretti, come nel caso di una persona con ruoli
politici istituzionali rispetto ad interessi privati che possono configgere con
l’interesse pubblico. In casi del genere, anche se si sa che vecchi rapporti di
amicizia ci possono ancora essere, è ritenuto estremamente scorretto farsi
beccare in un evidente favoritismo. Il politico trovato a fare una cosa del
genere normalmente non aspetta il giudizio formale dei suoi pari, che sarebbe
d’altronde scontatissimo, ma generalmente si dimette prima ancora di essere
messo sotto accusa.
Questa è la
garanzia di un buon funzionamento delle istituzioni anche in presenza di
rapporti personali che indubbiamente ci sono e non possono essere
improvvisamente cancellati: quando una persona è chiamata a compiti
istituzionali al di sopra delle parti, i suoi rapporti di amicizia devono
necessariamente essere abbassati sotto una soglia di osservabilità piuttosto
rigorosa. Se poi ti beccano con anche solo un dito nel vasetto della marmellata,
fai il piacere di ringraziare tutti per la fiducia che ti era stata data e te
ne torni a casa.
Questo era quello
che avrebbe dovuto fare la Cancellieri, se fosse stata persona d’onore,
orgogliosa del proprio ruolo e convinta di averlo meritato per la propria
capacità.
Se invece pensa
che a una come lei è permesso di privilegiare le amicizie rispetto al dovere,
che telefonare a persone inquisite per reati gravi e quindi con altissima
probabilità sottoposti a controllo telefonico, e “mettersi a disposizione” per
aiutare in qualche modo sia un’azione legittima e non invece moralmente
criticabile, anche se senza azioni conseguenti illegali, allora non merita
nemmeno più il diritto di dimettersi, ma va esonerata e basta.
In ogni caso è un
ottimo (anche se brutto) esempio dei problemi che affliggono la nostra incapace
“classe dirigente” e che stanno portando il paese alla rovina.
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mercoledì 6 novembre 2013
La Paura del Saggio
Secondo episodio della saga Le Cronache dell'Assassino del Re, di Patrick Rothfuss. Dopo Il Nome del Vento, primo episodio della saga e suo romanzo d'esordio, Rothfuss si è forse fatto prendere la mano dalla sua facilità di scrittura, dalla sua narrazione evocativa, e ha scritto un volume di 1200 pagine in cui alcuni episodi sono stiracchiati oltre il necessario.
Rimane un romanzo di alto livello ma, in attesa del terzo e conclusivo capitolo, leggermente inferiore al primo.
Una presentazione un poco più dettagliata può essere trovata nei miei Consigli di Lettura mensili.
Rimane un romanzo di alto livello ma, in attesa del terzo e conclusivo capitolo, leggermente inferiore al primo.
Una presentazione un poco più dettagliata può essere trovata nei miei Consigli di Lettura mensili.
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sabato 2 novembre 2013
Vedere gli atomi
Festival della Scienza di Genova, sala del Maggior Consilio completamente piena alle 15 di un giorno festivo per sentire una conferenza scientifica.
E' per me la prima volta che sento Dario Bressanini, amico-web da più di dieci anni ma mai incontrato di persona, parlare di qualcosa di direttamente legato alla sua attività professionale di Ricercatore di Chimica all'Università dell'Insubria. Finora avevo visto suoi filmati di conferenze e trasmissioni televisive in cui parlava dell'altra sua passione: la Chimica in Cucina, argomento su cui ha anche una rubrica fissa sul mensile Le Scienze.
Il tema era come il concetto di atomo, di particella finale indivisibile di ogni elemento naturale, si fosse sviluppato da idea astratta a requisito essenziale per spiegare la realtà sperimentale, anche in assenza di una sua visione diretta.
Attraverso le biografie di diversi personaggi fondamentali per la nascita e lo sviluppo della scienza chimica, Dario è riuscito a tenere interessato un pubblico eterogeneo per più di un'ora. Passando da notizie familiari, ad episodi curiosi sulla loro vita, è riuscito a rendere comprensibili anche gli aspetti scientifici del loro lavoro, dei loro successi e dei loro errori. Errori che inevitabilmente, anche se a volte con un certo ritardo, sono stati riconosciuti come tali dal progresso scientifico. Perché, come ha sottolineato Dario, in ogni momento dello sviluppo della scienza ci sono uno o più scienziati che non credono affatto a quella che è l'opinione generale condivisa da quasi tutti. Hanno una loro idea personale e si oppongono con forza a quella "ufficiale". Inevitabilmente alla fine si dimostra che hanno quasi sempre torto.
Si è trattato di un ottimo esempio di divulgazione scientifica, e fatta da uno scienziato, non da un divulgatore professionista, a dimostrazione che è la capacità personale e la competenza che fa la differenza, non l'etichetta o il Master che uno ha.
La comunicazione, di cui la divulgazione scientifica fa parte, ha acquisito nel nostro tempo un vero e proprio potere, in grado di influenzare il potere politico e quello economico che alla fine guida il tutto. Ma ne è inevitabilmente a sua volta influenzata, e anche pesantemente, per cui nella piccola polemica che è in atto tra "divulgatori professionisti" verso "scienziati professionisti prestati alla divulgazione", di cui forse varrà la pena di parlare con qualche dettaglio, il ruolo che svolge la guerra per il potere, quello vero, non va sottovalutato.
E' per me la prima volta che sento Dario Bressanini, amico-web da più di dieci anni ma mai incontrato di persona, parlare di qualcosa di direttamente legato alla sua attività professionale di Ricercatore di Chimica all'Università dell'Insubria. Finora avevo visto suoi filmati di conferenze e trasmissioni televisive in cui parlava dell'altra sua passione: la Chimica in Cucina, argomento su cui ha anche una rubrica fissa sul mensile Le Scienze.
Il tema era come il concetto di atomo, di particella finale indivisibile di ogni elemento naturale, si fosse sviluppato da idea astratta a requisito essenziale per spiegare la realtà sperimentale, anche in assenza di una sua visione diretta.
Attraverso le biografie di diversi personaggi fondamentali per la nascita e lo sviluppo della scienza chimica, Dario è riuscito a tenere interessato un pubblico eterogeneo per più di un'ora. Passando da notizie familiari, ad episodi curiosi sulla loro vita, è riuscito a rendere comprensibili anche gli aspetti scientifici del loro lavoro, dei loro successi e dei loro errori. Errori che inevitabilmente, anche se a volte con un certo ritardo, sono stati riconosciuti come tali dal progresso scientifico. Perché, come ha sottolineato Dario, in ogni momento dello sviluppo della scienza ci sono uno o più scienziati che non credono affatto a quella che è l'opinione generale condivisa da quasi tutti. Hanno una loro idea personale e si oppongono con forza a quella "ufficiale". Inevitabilmente alla fine si dimostra che hanno quasi sempre torto.
Si è trattato di un ottimo esempio di divulgazione scientifica, e fatta da uno scienziato, non da un divulgatore professionista, a dimostrazione che è la capacità personale e la competenza che fa la differenza, non l'etichetta o il Master che uno ha.
La comunicazione, di cui la divulgazione scientifica fa parte, ha acquisito nel nostro tempo un vero e proprio potere, in grado di influenzare il potere politico e quello economico che alla fine guida il tutto. Ma ne è inevitabilmente a sua volta influenzata, e anche pesantemente, per cui nella piccola polemica che è in atto tra "divulgatori professionisti" verso "scienziati professionisti prestati alla divulgazione", di cui forse varrà la pena di parlare con qualche dettaglio, il ruolo che svolge la guerra per il potere, quello vero, non va sottovalutato.
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mercoledì 30 ottobre 2013
Ultimi Filoncini di Lariano
Questi sono gli ultimi Filoncini che chiamerò di Lariano, perché nonostante sia riuscito a fare un ottimo impasto con le farine giuste, nella cottura sono stato decisamente lontano dall'ottenere il tipo di pane, il Lariano, che volevo per lo meno imitare. Il problema principale ritengo sia il forno che ho. Un forno a gas di ampie dimensioni che riesce anche ad ottenere temperature massime maggiori dei normali forni elettrici, ma non ha "calore dall'alto", se non il grill che però è dimensionato per arrostire, non per cuocere, ed avendo una fonte di calore localizzata nella fiamma centrale, genera una forte asimmetria nella distribuzione di calore nel forno, per cui con il forno tenuto al massimo al centro il pane tende a bruciarsi, e la pietra refrattaria può solo attenuare il fenomeno, non eliminarlo.
Ho ottenuto un ottimo pane, molto morbido anche se con alveolatura moderata.
cosa ragionevole dato l'uso di farine sostanzialmente integrali e l'idratazione piuttosto media (65%). La crosta è risultata croccante ma meno spessa del desiderato, nonostante il tenere in fessura il forno per gli ultimi 5 minuti.
Sicuramente riuscirò a migliorarlo ancora, magari con un'idratazione un poco superiore, o con una cottura più prolungata, ma sicuramente non lo chiamerò più Pane di Lariano, che è proprio un'altra cosa anche se fatta con un impasto molto simile.
Ma cambiare il forno non rientra nei miei prossimi programmi.
Cambierò il nome del pane.
La ricetta completa, fotografata passo passo, si può trovare qui
Ho ottenuto un ottimo pane, molto morbido anche se con alveolatura moderata.
cosa ragionevole dato l'uso di farine sostanzialmente integrali e l'idratazione piuttosto media (65%). La crosta è risultata croccante ma meno spessa del desiderato, nonostante il tenere in fessura il forno per gli ultimi 5 minuti.
Sicuramente riuscirò a migliorarlo ancora, magari con un'idratazione un poco superiore, o con una cottura più prolungata, ma sicuramente non lo chiamerò più Pane di Lariano, che è proprio un'altra cosa anche se fatta con un impasto molto simile.
Ma cambiare il forno non rientra nei miei prossimi programmi.
Cambierò il nome del pane.
La ricetta completa, fotografata passo passo, si può trovare qui
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domenica 27 ottobre 2013
Il Festival della Scienza e il gruppo Dibattito Scienza
In occasione delle ultime elezioni si è formato un Gruppo Facebook chiamato Dibattito Scienza che aveva, e ha ancora, lo scopo di fare delle domande su argomenti scientifici ai candidati alle diverse elezioni, stimolarli a rispondere, pubblicare e discutere le risposte. Al di là dell'obbiettivo occasionale delle elezioni, la volontà del gruppo è ovviamente di sviluppare la consapevolezza dell'importanza della scienza nella politica della nostra società e stimolare i "decisori" a rimanere il più possibile agganciati ai suoi risultati senza debordare (troppo) nel populismo plebiscitario.
A parte le iniziative che hanno preceduto le elezioni, il gruppo non è ancora riuscito a darsi delle strategie chiare, limitandosi a rispondere agli attacchi, come quelli alla sperimentazione animale o all'approvazione della sperimentazione del cosidetto "Metodo Stamina".
Capire il perché di questa difficoltà nel prendere iniziative sta diventando il problema fondamentale, insieme alla necessità di superare i limiti di un gruppo di un Social Network, anche se è stato estremamente utile all'inizio.
Per questi obiettivi nell'ambito del Festival della Scienza di Genova, ora in corso, come supplemento di una conferenza di Gilberto Corbellini dal titolo Scienza, per un dibattito efficace, lucido e combattivo, si è svolto un dibattito condotto da Marco Cattaneo, Michele Luzzatto e Gilberto Corbellini che partendo proprio dall'esperienza del gruppo Dibattito Scienza si chiedeva cosa fare dopo.
Non ci sono state, nè ci potevano essere, delle decisioni operative, ma si sono notati diversi problemi di comunicazione anche tra i partecipanti al gruppo, e una mancanza di una presenza unitaria dell'istituzione scientifica nei riguardi di chi deve prendere le decisioni. Allargare la partecipazione, uniformare i linguaggi sono altri temi da sviluppare.
Come bonus personale, ho approfittato di questo incontro per fare diretta conoscenza di alcuni "amici virtuali" anche di antica data con cui non vi era mai stato un incontro diretto.
In particolare con Marco Cattaneo e Silvia Bencivelli, detta Sbenci.
A parte le iniziative che hanno preceduto le elezioni, il gruppo non è ancora riuscito a darsi delle strategie chiare, limitandosi a rispondere agli attacchi, come quelli alla sperimentazione animale o all'approvazione della sperimentazione del cosidetto "Metodo Stamina".
Capire il perché di questa difficoltà nel prendere iniziative sta diventando il problema fondamentale, insieme alla necessità di superare i limiti di un gruppo di un Social Network, anche se è stato estremamente utile all'inizio.
Per questi obiettivi nell'ambito del Festival della Scienza di Genova, ora in corso, come supplemento di una conferenza di Gilberto Corbellini dal titolo Scienza, per un dibattito efficace, lucido e combattivo, si è svolto un dibattito condotto da Marco Cattaneo, Michele Luzzatto e Gilberto Corbellini che partendo proprio dall'esperienza del gruppo Dibattito Scienza si chiedeva cosa fare dopo.
Non ci sono state, nè ci potevano essere, delle decisioni operative, ma si sono notati diversi problemi di comunicazione anche tra i partecipanti al gruppo, e una mancanza di una presenza unitaria dell'istituzione scientifica nei riguardi di chi deve prendere le decisioni. Allargare la partecipazione, uniformare i linguaggi sono altri temi da sviluppare.
Come bonus personale, ho approfittato di questo incontro per fare diretta conoscenza di alcuni "amici virtuali" anche di antica data con cui non vi era mai stato un incontro diretto.
In particolare con Marco Cattaneo e Silvia Bencivelli, detta Sbenci.
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Mister Rat-Man e la Matematica
Sono a Genova perché quest'anno voglio seguire con più attenzione e continuità il Festival della Scienza. Il primo evento a cui ho partecipato è stato questa conferenza: Comics and Science: da Rat-Man alla scienza. Conversazione con Roberto Natalini, Leo Ortolani e Andrea Piazzi.
Una anteprima della presentazione a Lucca Comics del libretto illustrato nella foto ed edito dal CNR in cui, con fumetti, interviste e saggi più o meno seri ci si diverte su alcune questioni di scienza, ed in particolare di matematica.
Due ore passate molto piacevolmente.
Una anteprima della presentazione a Lucca Comics del libretto illustrato nella foto ed edito dal CNR in cui, con fumetti, interviste e saggi più o meno seri ci si diverte su alcune questioni di scienza, ed in particolare di matematica.
Due ore passate molto piacevolmente.
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martedì 22 ottobre 2013
A proposito di Stamina: dieci domande alle Iene
Il mio blog può contare, nei momenti fortunati, un numero di lettori da prefisso telefonico, per cui quello che sto per fare potrebbe sembrare patetico.
Ma lo faccio lo stesso, perché ogni goccia può essere utile.
Questa è un'iniziativa nata in un Gruppo Facebook: Dibattito Scienza, che già si era fatto sentire alle ultime elezioni. E' un post collettivo, fatto contemporaneamente da diversi blogger che sono famosi divulgatori scientifici, a diverso titolo.
Io copio-incollo la versione di Marco Cattaneo, Direttore della rivista Le Scienze e che si trova in originale qui.
Ma lo faccio lo stesso, perché ogni goccia può essere utile.
Questa è un'iniziativa nata in un Gruppo Facebook: Dibattito Scienza, che già si era fatto sentire alle ultime elezioni. E' un post collettivo, fatto contemporaneamente da diversi blogger che sono famosi divulgatori scientifici, a diverso titolo.
Io copio-incollo la versione di Marco Cattaneo, Direttore della rivista Le Scienze e che si trova in originale qui.
Dal 17 febbraio scorso, la trasmissione televisiva Le Iene
ha contribuito con numerosi servizi di Giulio Golia a portare sotto i
riflettori il caso Stamina, mostrando alcuni piccoli pazienti sottoposti
al trattamento, mettendo in evidenza la sofferenza delle famiglie e
sollevando ripetutamente la questione della somministrazione di cure
compassionevoli. Tutto questo anche dopo le critiche di gran parte della
comunità scientifica, dopo le accuse di frode scientifica emerse da un
articolo di «Nature» sulla questione relativa alle domande di brevetto,
dopo il pronunciamento del comitato istituito dal Ministero della Salute
e la cancellazione della sperimentazione annunciata dallo stesso
ministro Beatrice Lorenzin.
Per tutte queste ragioni, e perché ci sono ancora molti punti oscuri in tutta la vicenda, con un gruppo di blogger e giornalisti scientifici abbiamo avvertito il bisogno di porre alcune domande all’autore dei servizi e alla redazione della trasmissione. (Alla stesura di queste domande hanno contribuito Alice Pace, Silvia Bencivelli, Salvo Di Grazia, Emanuele Menietti, Antonio Scalari e il sottoscritto. Un grazie per i suggerimenti a Letizia Gabaglio.)
1. Perché voi delle Iene non spingete Davide Vannoni a rendere pubblico il metodo Stamina? Se è davvero così efficace, non pensa sia giusto dare la possibilità a tutti i medici e pazienti di adottarlo?
2. Nei suoi servizi per Le Iene ci ha mostrato alcuni piccoli pazienti in cura con il metodo Stamina. Dopo otto mesi e quasi 20 puntate, perché non ha mai coinvolto le altre persone che Vannoni dice di aver curato negli ultimi anni, invitandole a mostrare i benefici del metodo stamina?
3. Perché non ha mai sentito la necessità di dare voce anche a quei genitori che, sebbene colpiti dalla stessa sofferenza, non richiedono il trattamento Stamina e anzi sono critici sulla sua adozione?
4. Nel primo servizio su Stamina lei dice che Vannoni prova a curare con le staminali casi disperati «con un metodo messo a punto dal suo gruppo di ricerca». Di quale gruppo di ricerca parla? Di quale metodo?
5. La Sma1 non sarebbe rientrata nella sperimentazione nemmeno se il Comitato l’avesse autorizzata, perché lo stesso Vannoni l’ha esclusa, ritenendola troppo difficile da valutare in un anno e mezzo di studi clinici. Come mai continua a utilizzare i bambini colpiti da questa patologia come bandiera per la conquista delle cure compassionevoli?
6. Perché non ha approfondito la notizia delle indagini condotte dalla procura di Torino su 12 persone, tra cui alcuni medici e lo stesso Vannoni, per ipotesi di reato di somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione a delinquere?
7. Perché non ha mai interpellato nemmeno uno dei pazienti elencati nelle indagini della procura di Torino?
8. Perché ha omesso ogni riferimento alle accuse di frode scientifica da parte della comunità scientifica a Vannoni, al dibattito attorno alle domande di brevetto e alle controversie che hanno portato a un ritardo nella consegna dei protocolli per la sperimentazione?
9. In trasmissione lei fa riferimento alle cure compassionevoli, regolamentate dal Decreto Turco-Fazio. Perché non ha spiegato che il decreto prevede l’applicazione purché «siano disponibili dati scientifici, che ne giustifichino l’uso, pubblicati su accreditate riviste internazionali»?
10. Se il metodo Stamina si dimostrasse inefficace, che cosa si sentirebbe di dire alle famiglie dei pazienti e all’opinione pubblica?
Vediamo se, e cosa, sono capaci di rispondere...
Per tutte queste ragioni, e perché ci sono ancora molti punti oscuri in tutta la vicenda, con un gruppo di blogger e giornalisti scientifici abbiamo avvertito il bisogno di porre alcune domande all’autore dei servizi e alla redazione della trasmissione. (Alla stesura di queste domande hanno contribuito Alice Pace, Silvia Bencivelli, Salvo Di Grazia, Emanuele Menietti, Antonio Scalari e il sottoscritto. Un grazie per i suggerimenti a Letizia Gabaglio.)
1. Perché voi delle Iene non spingete Davide Vannoni a rendere pubblico il metodo Stamina? Se è davvero così efficace, non pensa sia giusto dare la possibilità a tutti i medici e pazienti di adottarlo?
2. Nei suoi servizi per Le Iene ci ha mostrato alcuni piccoli pazienti in cura con il metodo Stamina. Dopo otto mesi e quasi 20 puntate, perché non ha mai coinvolto le altre persone che Vannoni dice di aver curato negli ultimi anni, invitandole a mostrare i benefici del metodo stamina?
3. Perché non ha mai sentito la necessità di dare voce anche a quei genitori che, sebbene colpiti dalla stessa sofferenza, non richiedono il trattamento Stamina e anzi sono critici sulla sua adozione?
4. Nel primo servizio su Stamina lei dice che Vannoni prova a curare con le staminali casi disperati «con un metodo messo a punto dal suo gruppo di ricerca». Di quale gruppo di ricerca parla? Di quale metodo?
5. La Sma1 non sarebbe rientrata nella sperimentazione nemmeno se il Comitato l’avesse autorizzata, perché lo stesso Vannoni l’ha esclusa, ritenendola troppo difficile da valutare in un anno e mezzo di studi clinici. Come mai continua a utilizzare i bambini colpiti da questa patologia come bandiera per la conquista delle cure compassionevoli?
6. Perché non ha approfondito la notizia delle indagini condotte dalla procura di Torino su 12 persone, tra cui alcuni medici e lo stesso Vannoni, per ipotesi di reato di somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione a delinquere?
7. Perché non ha mai interpellato nemmeno uno dei pazienti elencati nelle indagini della procura di Torino?
8. Perché ha omesso ogni riferimento alle accuse di frode scientifica da parte della comunità scientifica a Vannoni, al dibattito attorno alle domande di brevetto e alle controversie che hanno portato a un ritardo nella consegna dei protocolli per la sperimentazione?
9. In trasmissione lei fa riferimento alle cure compassionevoli, regolamentate dal Decreto Turco-Fazio. Perché non ha spiegato che il decreto prevede l’applicazione purché «siano disponibili dati scientifici, che ne giustifichino l’uso, pubblicati su accreditate riviste internazionali»?
10. Se il metodo Stamina si dimostrasse inefficace, che cosa si sentirebbe di dire alle famiglie dei pazienti e all’opinione pubblica?
Vediamo se, e cosa, sono capaci di rispondere...
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sabato 19 ottobre 2013
Benvenuti nel mondo degli autopubblicati
Con questo post voglio solo introdurre il
tema e fare qualche considerazione derivata dalla mia esperienza di questi
anni. Su questo argomento ci sono ampie discussioni in rete, e mi guardo bene
dal volerle riassumere qui, né al momento voglio prendere una esplicita
posizione sul problema, a parte per le esperienze personali che illustrerò. E’
certo un tema su cui penso di ritornare.
Da diversi anni in campo internazionale, e
più di recente anche in Italia, si sta diffondendo l’uso dei libri elettronici,
gli ebook. La loro diffusione, inizialmente molto temuta dagli editori
tradizionali di libri di carta, non ha invece comportato una proporzionale
riduzione della vendita di questi ultimi, risultando alla fine in un incremento
delle vendite totali. Questo concetto non è stato ancora capito dagli editori
italiani, che si sono arroccati in una difesa ad oltranza, boicottando gli
ebook in ogni modo, ad incominciare dal prezzo di vendita, di poco inferiore al
cartaceo e spesso superiore, in presenza di particolari campagne di sconti. Ma
non è questo l’argomento di questo post, anche se meriterebbe una discussione
approfondita.
La nascita di questa tecnologia e il
contemporaneo sviluppo delle librerie on-line, naturalmente attrezzate per la
loro vendita, ha ovviamente comportato, in poco tempo, l’apparizione di libri
editi esclusivamente in formato elettronico. A parte piccoli problemi di
formato, soprattutto per la volontà di Amazon di mantenere ad ogni costo un
formato proprietario per tutti gli ebook venduti sulla sua piattaforma, e la
frequente presenza, ossessiva in Italia, dei cosiddetti Digital Rights
Management (DRM), cioè una limitazione inserita nel file digitale per impedirne la
diffusione, analogo al fallimentare controllo di riproduzione per i CD
musicali, la diffusione degli ebook è stata travolgente.
Poiché la produzione di un ebook è tutto
sommato semplice, ad iniziare dagli Stati Uniti si sono incominciati a
moltiplicare degli autori che hanno completamente saltato il passaggio da un
Editore ufficiale, mettendo direttamente in vendita il proprio ebook su delle
librerie on-line disposte ad ospitarli in cambio di una percentuale del prezzo.
Non stiamo parlando di piccoli siti sconosciuti, ma di Amazon stessa che è stata
proprio l’iniziatrice di tutta la faccenda. Il vantaggio da parte dello
scrittore è un guadagno decisamente maggiore, anche in presenza di un prezzo di
vendita molto minore del cartaceo, per l’alta percentuale sul prezzo stesso e
la possibilità, nei casi più fortunati, di grossi volumi di vendita.
Non voglio qui entrare nella discussione
su vantaggi o svantaggi di questa scelta per lo scrittore, perché il tema è
complesso, ma voglio velocemente invece arrivare al punto che mi interessa di
più ora, e cioè il significato di questo nuovo fenomeno per il lettore,
specialmente il lettore italiano di letteratura fantastica.
Il primo vantaggio per il lettore è
sicuramente il prezzo, perché il costo delle opere autopubblicate è normalmente
molto basso, e spesso sono distribuiti inizialmente del tutto gratis.
Il primo svantaggio è ovviamente che si
tratta di opere praticamente “scritte come vengono” con scarso o nullo lavoro
di editing, di prelettura da parte di terzi e revisione assistita. Strafalcioni
grammaticali e refusi vari sono la norma. Ma è uno svantaggio piuttosto
limitato, perché ormai anche le maggiori Case Editrici hanno ridotto al minimo,
e spesso annullato del tutto, l’editing professionale sulle opere pubblicate.
Spesso si trovano refusi che anche un semplice correttore automatico avrebbe
dovuto segnalare.
C’è però un altro svantaggio che deve
essere preso in considerazione: è ben noto che in Italia ci sono più
(aspiranti) scrittori che lettori, e la possibilità di eliminare il filtro
rappresentato dalle scelte delle Case Editrici ha di fatto trasformato quella
che era solo un’aspirazione in una realtà concreta.
In prima approssimazione non vi è stato un
peggioramento qualitativo, e mi riferisco solo al settore del fantastico,
perché ultimamente le scelte editoriali erano state di puntare ad un pubblico
di lettori casuali, facilmente influenzabile da mode e belle copertine,
dall’età sempre minore degli pseudo-scrittori di turno, ma la valanga di ebook
di fantascienza, horror, fantasy, urban romance (i vampiri brilluccicosi) etc è
tale che è addirittura impossibile seguirne l’apparizione, non dico leggerli.
Se volete un’idea dei numeri in questione
date un’occhiata a questa recente pagina FaceBook dove da pochissimi giorni si
presentano con le loro opere autori italiani del genere fantastico. Almeno
quelli che hanno saputo dell’iniziativa.
Schiacciati dal numero esorbitante,
diventa difficile scegliere, perché per fortuna tra questi c’è anche chi sa
scrivere, chi ha delle belle idee, chi sa sviluppare delle storie… e qualche
volta chi sa fare tutte e tre le cose…
Prima di aver fatto una ragionevole
esperienza, aver potuto selezionare qualche autore che merita, bisogna
inevitabilmente leggere delle grandi stupidaggini, il più delle volte scritte
male, senza alcuna competenza stilistica, e questa ricerca, anche se non costa
molti soldi, costa però un mucchio di tempo, che deve essere tolto a quello
dedicato a leggere degli ottimi romanzi pubblicati da case editrici estere, ben
selezionati, con un editing professionale e anche molto divertenti.
Per fare due esempi, ero stato
piacevolmente sorpreso da New Babel di Laura Schirru, un ebook distribuito
gratuitamente, da alcuni racconti di Alessandro Girola, di cui non ho ancora
parlato, ma succede anche di incontrare cose come il recente Epopea dellaColonizzazione – Fase Uno di F. V. Ottavian (credo uno pseudonimo) che dovrebbe
essere il primo di una serie ma dimostra solo l’incapacità dell’autore a
narrare decentemente una storia.
Per riassumere il discorso, se l’autopubblicazione
ha permesso a molti autori di superare i limiti spesso corporativi se non
nepotistici delle Case Editrici ufficiali, in Italia la loro massa è tale che
trovare le poche perle nel montone di rifiuti è davvero problematico.
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giovedì 17 ottobre 2013
Non sono disposti nemmeno a fare finta
La Legge di Stabilità che è stata messa a
punto in questi giorni sta già facendo morti e feriti.
Monti si è dimesso da Presidente di Scelta
Civica, partito che ha fondato con grandi speranze di ricreare un Grande Centro
e sconfitto inizialmente dagli elettori e ora dai vari Casini e Mauro,
esponenti dei soliti vecchi potentati cattolici.
Fassina, dopo aver fatto alcune
dichiarazioni piuttosto critiche sulla Legge di Stabilità, “sembra”
intenzionato a dimettersi dal governo, ed Epifani “sembra” dargli ragione.
Il risultato degli infiniti compromessi
che hanno portato a questa legge apparentemente sta scontentando tutti, con
Berlusconi che, come al solito preoccupato solo dei suoi fatti personali, dopo
aver scatenato i vari Brunetta contro la concorrenza della RAI, ora minaccia di
far cadere il governo se non viene salvato da altre condanne in arrivo.
Mi sembra evidente che un governo che
accetti di eliminare l’IMU su tutte le prime case (tranne quelle classificate
A1 o A10) e di innalzare l’IVA al 22%, che poi per trovare le risorse
necessarie è costretto a tagliare indiscriminatamente il trasferimento alle
regioni, causando ovviamente l’aumento delle tasse locali, ad introdurre una
nuova tassa sui Servizi Essenziali comunali, che praticamente equivale all’IMU
ma non ha lo stesso significato patrimoniale e non colpisce nello stesso modo,
a bloccare l’adeguamento all’inflazione a buona parte dei pensionati, a
bloccare per altri due anni gli stipendi del pubblico impiego e a limitarne
ancora le assunzioni anche in situazioni di carenza di organico ormai
patologico, stia messo decisamente male.
C’è poi da considerare che la tanto
strombazzata e “decisiva per la crescita” riduzione del “cuneo fiscale” si
concretizza in un massimo aumento, per una ristrettissima fascia di reddito, di
ben 24 € al mese, praticamente tutti ingoiati dall’aumento dell’IRPEF regionale
nel Lazio, dove l’aumento è già stato deciso. Per tutti gli altri ci sarà una
diminuizione netta.
Ma il titolo di questo post si riferisce
ad un altro aspetto di cui sembra essersi persa completamente la memoria.
Qualcuno ricorda le grandi dichiarazioni
per una necessaria, immediata, quasi pronta riduzione dei “costi della
politica”?
Dopo alcuni scandali piuttosto spiacevoli,
se ne riempivano la bocca tutti quanti, ed era una successione di proposte:
riduzione del numero dei parlamentari, riduzione del loro stipendio a livello
della media europea (si sarebbe dovuto dimezzarlo), eliminazione delle
Province, eliminazione, o almeno fortissima riduzione, delle auto blu,
riduzione del numero e dei compensi agli infiniti Presidenti e Consigli di
Amministrazione delle più che infinite Società che gestiscono praticamente
tutti i servizi comunali, specialmente delle grandi e medie città, senza che ci
sia stato una riduzione dei dipendenti diretti.
Le soluzioni erano tante e tutte
praticamente pronte per essere messe in atto.
Ne avete avuto più notizia?
Non solo non hanno ridotto di niente i
costi della politica, ma non ne parlano nemmeno più, non hanno nemmeno fatto
finta di fare qualcosa, tipo ridurre i rimborsi spese per i francobolli, o le
spese per le carrozze a cavalli, cose come queste che non riducono niente ma
possono essere usate per propaganda.
Nulla. Non è più un problema degno di
interesse.
Ma il tempo e la volontà per dimezzare il
massimo detraibile dall’IRPEF del premio delle Polizze Vita, attive ormai da
anni e non più modificabili, invece l’hanno trovato.
Il tempo per non votare la decadenza di
Berlusconi ed eliminare la sua protezione da altre accuse lo trovano sempre.
Il tempo per introdurre numeri falsi per i
prossimi anni nella Legge di Stabilità, in modo che oggi appare tutto in
ordine, ma domani ci dovranno essere nuove tasse e nuovi tagli lo trovano
facilmente.
Solo il tempo per fare almeno finta di
tagliare i costi della politica non si trova mai.
PS - Poi c'è anche chi si lamenta di essere ormai costretto a sopravvivere dolorosamente con un semplice reddito di 12.000 € al mese frutto di cumulo di pensioni pubbliche.
http://www.today.it/rassegna/ripa-di-meana-12-mila-euro-al-mese.html
Dobbiamo avere grande comprensione per questi nostri sfortunati concittadini...
http://www.today.it/rassegna/ripa-di-meana-12-mila-euro-al-mese.html
Dobbiamo avere grande comprensione per questi nostri sfortunati concittadini...
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martedì 15 ottobre 2013
Pane in Cassetta
Ho provato per la prima volta a fare del pane in cassetta. Ho seguito fedelmente la ricetta di Giorilli su Panificando, perché mi è sembrata più equilibrata di altre.
Le dosi sono queste:
595 gr di farina 00
298 gr di latte
60 gr di burro
18 gr di lievito
18 gr di zucchero
12 gr di sale
Dopo aver impastato e lasciato riposare per 15 minuti, si forma un salsicciotto che si piega in due avvolgendolo su se stesso, mettendolo nello stampo a lievitare
dopo circa un'ora e mezza è diventato così ed è infornato a 200 ºC per 60 minuti
questo è come appare appena estratto dal forno e dallo stampo
questa è una fetta
il taglio con un coltello da pane appena seghettato risulta piuttosto facile e le fette risultano molto regolari
In conclusione, sono stato piuttosto soddisfatto del risultato.
C'è ancora da migliorare qualcosa, perché le fette mi sono sembrate un poco "deboli", e ho dovuto tagliarle piuttosto spesse per poterle utilizzare per delle tartine. L'impasto non ha riempito completamente lo stampo, forse perché necessita di qualche grammo in più, ma anche perché deve essere formato meglio prima di essere messo nello stampo stesso.
La prossima volta proverò con una farina fi forza un po' maggiore, aggiungendo qualche grammo e facendo più attenzione a riempire meglio e in modo più uniforme lo stampo.
Ma il sapore di questo pane non ha assolutamente niente a che vedere con quello commerciale. Abbiamo potuto fare delle tartine in cui il sapore degli ottimi ingredienti aggiunti si sposava perfettamente in bocca con il sapore burroso del pane.
Sto provando a surgelare qualche fetta. Vedremo fra qualche giorno se questo modo di conservazione si adatta a questo pane.
Le dosi sono queste:
595 gr di farina 00
298 gr di latte
60 gr di burro
18 gr di lievito
18 gr di zucchero
12 gr di sale
Dopo aver impastato e lasciato riposare per 15 minuti, si forma un salsicciotto che si piega in due avvolgendolo su se stesso, mettendolo nello stampo a lievitare
dopo circa un'ora e mezza è diventato così ed è infornato a 200 ºC per 60 minuti
questo è come appare appena estratto dal forno e dallo stampo
questa è una fetta
il taglio con un coltello da pane appena seghettato risulta piuttosto facile e le fette risultano molto regolari
In conclusione, sono stato piuttosto soddisfatto del risultato.
C'è ancora da migliorare qualcosa, perché le fette mi sono sembrate un poco "deboli", e ho dovuto tagliarle piuttosto spesse per poterle utilizzare per delle tartine. L'impasto non ha riempito completamente lo stampo, forse perché necessita di qualche grammo in più, ma anche perché deve essere formato meglio prima di essere messo nello stampo stesso.
La prossima volta proverò con una farina fi forza un po' maggiore, aggiungendo qualche grammo e facendo più attenzione a riempire meglio e in modo più uniforme lo stampo.
Ma il sapore di questo pane non ha assolutamente niente a che vedere con quello commerciale. Abbiamo potuto fare delle tartine in cui il sapore degli ottimi ingredienti aggiunti si sposava perfettamente in bocca con il sapore burroso del pane.
Sto provando a surgelare qualche fetta. Vedremo fra qualche giorno se questo modo di conservazione si adatta a questo pane.
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giovedì 10 ottobre 2013
Italia, paese di inoccupabili?
L'esternazione del Ministro del Lavoro Giovannini a seguito dell'indagine OCSE sulla preparazione alfabetica e matematica della popolazione, che vede l'Italia agli ultimi posti per entrambe le capacità, e che quindi considera generalmente gli italiani "inoccupabili", lascia qualche dubbio sulla sua capacità di comprensione del fenomeno.
L'analisi dettagliata del significato dell'indagine OCSE occuperebbe troppo spazio e sarebbe anche troppo specialistica per la comprensione degli "illetterati" italiani, ma una semplice osservazione dovrebbe essere sufficiente a far capire che il problema è reale ma complesso, e che il ministro semplicemente non ne capisce niente:
l'Italia è anche il paese industrializzato con il più basso rapporto tra laureati (totali) e popolazione, e la differenza è tale da essere stata evidenziata da molte analisi che hanno sempre concluso con la necessità per l'Italia di aumentare il numero di laureati. Solo che i laureati italiani, quelli seri, in materie scientifiche forti, non trovano lavoro in Italia all'altezza della loro preparazione e emigrano in massa all'estero, dove trovano accoglienza con posti ad alta remunerazione e con garanzie di occupazione impossibili in Italia. In parole più povere: abbiamo pochi laureati e non ci servono.
Il ministro Giovannini potrebbe giustificare questo fatto non discutibile, perché è un fatto sperimentale, con la sua ipotesi del tutto astratta della "inoccupabilità" degli italiani?
Non è forse che non sono gli italiani ad essere "sbagliati", ma il sistema industriale italiano ad essere del tutto insufficiente, senza imprenditori disposti a scommettere sull'innovazione e senza un sistema del credito disposto a finanziare il rischio.
Il sistema economico italiano, nel suo complesso, perché eccezioni di alto valore ci sono, è sostanzialmente dedito a sfruttare le rendite, che siano dirette o di posizione poco importa.
Ma il Ministro del Lavoro non sembra rendersene conto.
Mi spiegate che interessi sta difendendo questo incapace?
L'analisi dettagliata del significato dell'indagine OCSE occuperebbe troppo spazio e sarebbe anche troppo specialistica per la comprensione degli "illetterati" italiani, ma una semplice osservazione dovrebbe essere sufficiente a far capire che il problema è reale ma complesso, e che il ministro semplicemente non ne capisce niente:
l'Italia è anche il paese industrializzato con il più basso rapporto tra laureati (totali) e popolazione, e la differenza è tale da essere stata evidenziata da molte analisi che hanno sempre concluso con la necessità per l'Italia di aumentare il numero di laureati. Solo che i laureati italiani, quelli seri, in materie scientifiche forti, non trovano lavoro in Italia all'altezza della loro preparazione e emigrano in massa all'estero, dove trovano accoglienza con posti ad alta remunerazione e con garanzie di occupazione impossibili in Italia. In parole più povere: abbiamo pochi laureati e non ci servono.
Il ministro Giovannini potrebbe giustificare questo fatto non discutibile, perché è un fatto sperimentale, con la sua ipotesi del tutto astratta della "inoccupabilità" degli italiani?
Non è forse che non sono gli italiani ad essere "sbagliati", ma il sistema industriale italiano ad essere del tutto insufficiente, senza imprenditori disposti a scommettere sull'innovazione e senza un sistema del credito disposto a finanziare il rischio.
Il sistema economico italiano, nel suo complesso, perché eccezioni di alto valore ci sono, è sostanzialmente dedito a sfruttare le rendite, che siano dirette o di posizione poco importa.
Ma il Ministro del Lavoro non sembra rendersene conto.
Mi spiegate che interessi sta difendendo questo incapace?
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mercoledì 9 ottobre 2013
Cosa è successo nel frattempo
Dato il lungo intervallo in cui non ho postato niente in questo blog, invece di fare tanti post per recuperare il passato, cerco di riassumere in un unico post quello che ho fatto in questo periodo. Ovviamente i pensieri, le considerazioni, le imprecazioni e gli insulti che hanno avuto origine a vario titolo in questo periodo sono andati definitivamente persi.
Per quanto riguarda il pane non ci sono state molte novità, un poco per il periodo estivo che non permette una panificazione facile in assenza di cella di lievitazione, e un poco perché sto mettendo a punto qualche ricetta piuttosto restia a farsi controllare.
L'unica cosa nuova è stata la ricetta definitiva delle Batard al Farro Integrale, che entra ufficialmente tra i miei standard.
Ho però aggiunto due nuove pagine sulle tecniche: la Cottura del Pane e I Miglioranti. La prima è un'esposizione semplice ma credo scientificamente corretta dei processi chimici e fisici che avvengono durante la cottura. La seconda è un'illustrazione di alcuni composti del tutto naturali e spesso usati per ragioni salutistiche che possono essere utilizzati nella preparazione del pane per dare qualche vantaggio strutturale.
Ho invece letto e presentato diversi romanzi di fantascienza e di fantasy.
Incominciando da una recensionecompleta, non un semplice invito di lettura del romanzo di Neal Stephenson Cryptonomicon. Un romanzo che sfugge una facile definizione di genere e che rappresenta la prima opera non post-cyberpunk di Stephenson. Un romanzo che rappresenta ancora uno sviluppo della tecnica narrativa di questo grande scrittore, con molti difetti, ma che deve assolutamente essere letto.
Poi diversi Consigli di Lettura mensili:
Un consiglio non molto positivo per l'ultima opera pubblicata in Italia di Andrzej Sapkowskj, Il Tempo della Guerra
Un ottimo thriller fantascientifico, ultima opera di Greg Bear: Hull Zero Three
Il ricordo di un vecchio romanzo di Michael Moorcock: Il Mastino della Guerra
Ma sono già pronti gli inviti alla lettura per i prossimi mesi, e una nuova recensione.
Spero anche di tenere vivi gli interventi sui fatti policici e culturali dell'attualità.
Per quanto riguarda il pane non ci sono state molte novità, un poco per il periodo estivo che non permette una panificazione facile in assenza di cella di lievitazione, e un poco perché sto mettendo a punto qualche ricetta piuttosto restia a farsi controllare.
L'unica cosa nuova è stata la ricetta definitiva delle Batard al Farro Integrale, che entra ufficialmente tra i miei standard.
Ho però aggiunto due nuove pagine sulle tecniche: la Cottura del Pane e I Miglioranti. La prima è un'esposizione semplice ma credo scientificamente corretta dei processi chimici e fisici che avvengono durante la cottura. La seconda è un'illustrazione di alcuni composti del tutto naturali e spesso usati per ragioni salutistiche che possono essere utilizzati nella preparazione del pane per dare qualche vantaggio strutturale.
Ho invece letto e presentato diversi romanzi di fantascienza e di fantasy.
Incominciando da una recensionecompleta, non un semplice invito di lettura del romanzo di Neal Stephenson Cryptonomicon. Un romanzo che sfugge una facile definizione di genere e che rappresenta la prima opera non post-cyberpunk di Stephenson. Un romanzo che rappresenta ancora uno sviluppo della tecnica narrativa di questo grande scrittore, con molti difetti, ma che deve assolutamente essere letto.
Poi diversi Consigli di Lettura mensili:
Un consiglio non molto positivo per l'ultima opera pubblicata in Italia di Andrzej Sapkowskj, Il Tempo della Guerra
Un ottimo thriller fantascientifico, ultima opera di Greg Bear: Hull Zero Three
Il ricordo di un vecchio romanzo di Michael Moorcock: Il Mastino della Guerra
Ma sono già pronti gli inviti alla lettura per i prossimi mesi, e una nuova recensione.
Spero anche di tenere vivi gli interventi sui fatti policici e culturali dell'attualità.
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martedì 8 ottobre 2013
Non mi piace essere preso in giro
Ho abbandonato questo blog per parecchio tempo. Voglio ora vedere se riesco a risvegliarlo con un minimo di presenze in lettura. Sicuramente ci vorrà del tempo e una certa costanza da parte mia.
Incominciamo da una considerazione.
Io sono sempre stato favorevole ad una tassa patrimoniale, anche se preferirei una più precisa tassa sulle rendite. Dato che tassare le rendite sarebbe come cercare di acchiappare delle anguille, impossibile se non si sa come fare, meglio un'onesta e non ben bilanciata tassa patrimoniale sulle case.
Ma su tutte.
Perché un patrimonio significa semplicemente il possesso di un valore. Quel valore non dipende dal reddito di chi lo possiede, è un valore e basta. Quindi una patrimoniale deve tassare il valore e basta. Sbaglia quindi chi vuole modulare la tassa sul reddito, perché sarebbe un'ulteriore tassa sul reddito che favorirebbe ancora una volta gli evasori.
Si può intervenire nel moderare l'effetto sulla prima casa, anche se dal punto di vista di una tassa patrimoniale è scorretto, solo per alleggerire il peso per la maggior parte dei cittadini italiani, che considerano la casa in cui abitano non un valore ma un diritto, indipendentemente dal valore che ha.
Vista la situazione generale, una franchigia il cui valore è da definire in base anche alle necessità del fisco (e del tener conto però che non si tassano assolutamente le vere rendite) è accettabile.
La proposta di emendamento presentata dal Partito Democratico di aumentare la franchigia fino a rendere totalmente esente dall'IMU le case con rendita catastale di 750 €, se ho capito bene la proposta, mi sta del tutto bene.
Quello che invece mi sembra assurdo, al limite dell'imbecillità, e per cui mi sento preso in giro, è la dichiarazione che appare praticamente su tutti i giornali per cui questa proposta farebbe pagare l'IMU solo alle case di lusso.
Ma chi fa queste dichiarazioni sa di cosa sta parlando? Sa cosa è una casa con reddito catastale di 750 € in qualunque città di ragionevoli dimensioni? Sa il danno politico che ha fatto al Partito Democratico con questa dichiarazione?
Se non lo sa, si dimettesse da ogni carica politica che ha al momento, perché non ne è sicuramente degno, non per un partito che si dice di sinistra.
Incominciamo da una considerazione.
Io sono sempre stato favorevole ad una tassa patrimoniale, anche se preferirei una più precisa tassa sulle rendite. Dato che tassare le rendite sarebbe come cercare di acchiappare delle anguille, impossibile se non si sa come fare, meglio un'onesta e non ben bilanciata tassa patrimoniale sulle case.
Ma su tutte.
Perché un patrimonio significa semplicemente il possesso di un valore. Quel valore non dipende dal reddito di chi lo possiede, è un valore e basta. Quindi una patrimoniale deve tassare il valore e basta. Sbaglia quindi chi vuole modulare la tassa sul reddito, perché sarebbe un'ulteriore tassa sul reddito che favorirebbe ancora una volta gli evasori.
Si può intervenire nel moderare l'effetto sulla prima casa, anche se dal punto di vista di una tassa patrimoniale è scorretto, solo per alleggerire il peso per la maggior parte dei cittadini italiani, che considerano la casa in cui abitano non un valore ma un diritto, indipendentemente dal valore che ha.
Vista la situazione generale, una franchigia il cui valore è da definire in base anche alle necessità del fisco (e del tener conto però che non si tassano assolutamente le vere rendite) è accettabile.
La proposta di emendamento presentata dal Partito Democratico di aumentare la franchigia fino a rendere totalmente esente dall'IMU le case con rendita catastale di 750 €, se ho capito bene la proposta, mi sta del tutto bene.
Quello che invece mi sembra assurdo, al limite dell'imbecillità, e per cui mi sento preso in giro, è la dichiarazione che appare praticamente su tutti i giornali per cui questa proposta farebbe pagare l'IMU solo alle case di lusso.
Ma chi fa queste dichiarazioni sa di cosa sta parlando? Sa cosa è una casa con reddito catastale di 750 € in qualunque città di ragionevoli dimensioni? Sa il danno politico che ha fatto al Partito Democratico con questa dichiarazione?
Se non lo sa, si dimettesse da ogni carica politica che ha al momento, perché non ne è sicuramente degno, non per un partito che si dice di sinistra.
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sabato 1 giugno 2013
Batard Rustica alla Segale Integrale
Da quando ordino le farine direttamente ai molini mi posso sbizzarrire nella loro scelta. Avevo voluto provare la Tipo 2, la farina base del Pane di Lariano, ma quella di Bongiovanni è troppo debole per poter essere usata in proporzione rilevante da un dilettante come me, per cui avevo smesso di usarla. Poi ho visto che invece le caratteristiche della Tipo 2 Buratto di Marino sono ben adatte per il mio tipo di pane e me ne sono procurato un sacchetto. Inoltre volevo anche provare ls Segale Integrale di Bongiovanni, che a vista sembra macinata più fine ed è più omogenea di quella Marino che uso abitualmente.
Ho deciso allora di fare queste Batard Rustiche alla Segale Integrale. Il risultato mi ha proprio soddisfatto, ed entrambe le farine hanno passato l'esame.
Qui la ricetta completa e la documentazione fotografica.
Ho deciso allora di fare queste Batard Rustiche alla Segale Integrale. Il risultato mi ha proprio soddisfatto, ed entrambe le farine hanno passato l'esame.
Qui la ricetta completa e la documentazione fotografica.
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venerdì 31 maggio 2013
Nata dal Vulcano
Cercando di mettere ordine nelle migliaia di ebook che possiedo, sono capitato sui romanzi di Tanith Lee, molti dei quali giacciono anche in forma cartacea nella mia libreria e che non avevo più riletto dopo la prima volta.
Il ricordo che ne avevo non era molto positivo, nonostante la fama che l'autrice si era conquistata anche in Italia.
Per cercare di capire perché avessi un ricordo del genere, ho riletto questo Nata dal Vulcano che è stato il suo primo successo editoriale.
Il romanzo è scritto estremamente male, e solo la mia incapacità di capire questa semplice verità quando l'ho letto la prima volta molti anni fa mi aveva lasciato una impressione solo parzialmente negativa.
Un commento più articolato è leggibile sul mio sito.
Il ricordo che ne avevo non era molto positivo, nonostante la fama che l'autrice si era conquistata anche in Italia.
Per cercare di capire perché avessi un ricordo del genere, ho riletto questo Nata dal Vulcano che è stato il suo primo successo editoriale.
Il romanzo è scritto estremamente male, e solo la mia incapacità di capire questa semplice verità quando l'ho letto la prima volta molti anni fa mi aveva lasciato una impressione solo parzialmente negativa.
Un commento più articolato è leggibile sul mio sito.
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mercoledì 6 marzo 2013
Batard al Farro Integrale
Una ricetta del tutto simile a molte altre che ho fatto. L'unica vera novità è nell'uso del Farro (Spelta) Integrale, che non avevo mai utilizzato prima. Ho però messo molta cura nel cercare di sfruttare bene tutte le nuove competenze che sono riuscito ad acquisire negli ultimi tempi. Dalla formazione della maglia glutinica, che per un impasto moderatamente idratato come questo non è facile con la planetaria casalinga, alle pieghe e alla formazione finale, con l'ultima lievitazione in un recipiente adatto. Ho anche indovinato i tempi di lievitazione e di cottura, e il risultato è stato molto superiore alle aspettative, e non solo esteticamente.
Qui potete trovare l'intera ricetta con tutto il procedimento fotografato passo-passo.
Qui potete trovare l'intera ricetta con tutto il procedimento fotografato passo-passo.
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lunedì 4 marzo 2013
Embassytown di China Miéville
Dopo l'eccellente trilogia del Bas-Lag, e specialmente con il suo primo episodio Perdido Street Station, che mi aveva veramente entusiasmato nonostante i suoi difetti stilistici, ritorno a leggere un romanzo di China Miéville, e questa volta il suo primo romanzo di fantascienza.
Come illustro meglio nella mia presentazione come suggerimento del mese, la straripante fantasia di questo scrittore è sempre presente, ma questa volta alcuni dei suoi tipici difetti pesano molto di più, perché da un romanzo di fantascienza ci si aspetta una struttura razionale più definita, senza troppe cose lasciate inspiegate.
Rimane sicuramente un romanzo da leggere, ma con un mio giudizio qualitativo non altissimo.
Come illustro meglio nella mia presentazione come suggerimento del mese, la straripante fantasia di questo scrittore è sempre presente, ma questa volta alcuni dei suoi tipici difetti pesano molto di più, perché da un romanzo di fantascienza ci si aspetta una struttura razionale più definita, senza troppe cose lasciate inspiegate.
Rimane sicuramente un romanzo da leggere, ma con un mio giudizio qualitativo non altissimo.
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venerdì 8 febbraio 2013
Il Vaticano e la punta dell'iceberg
Spesso ci lamentiamo dell'eccessiva ingerenza del Vaticano nelle questioni italiane, nella sua politica e nelle sue scelte morali. Ci lamentiamo di come certe parti politiche vengano spudoratamente sponsorizzate, nonostante il Concordato tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica vieti questo tipo di intervento, e ci lamentiamo di come la morale cattolica venga assunta come morale generale dello Stato Italiano ed imposta per legge anche a chi cattolico non è e vorrebbe una morale diversa.
E' un problema grosso, che blocca lo sviluppo della nostra società, ma è, credo, solo la punta di un iceberg estremamente più grande e più pericoloso.
Alcuni degli ultimi avvenimenti dovrebbero convincere anche i più restii a considerare come reali ipotesi che possono sembrare di puro "complottismo". La situazione del Monte dei Paschi di Siena, al di là del puerile tentativo di coinvolgere nel suo scandalo il Partito Democratico, mostra invece una serie di intrecci di potentati economico-finanziari che vanno dal vertice della Banca Santander, di chiara appartenenza all'Opus Dei, allo IOR, di cui non occorre cercare appartenenze, ai maneggi della Banca d'Italia sotto la gestione di Antonio Fazio, Legionario di Cristo e probabile soprannumerario Opus Dei, con infinite altre ramificazioni tutte ascrivibili a persone della stessa appartenenza ideologica. Sono fatti ufficiali, ormai leggibili su tutti i quotidiani, se si vuole leggere, e coprono buona parte degli scandali finanziari degli ultimi anni, anche se non è difficile pensare che si colleghino con continuità a quelli di decenni fa, a Marcinkus e a Robero Calvi.
La situazione attuale deve essere arrivata a livelli tali da costringere anche la timorata Banca d'Italia ad intervenire con una certa durezza per imporre al Vaticano almeno un minimo di ottemperanza alle norme europee di controllo finanziario, in termini sostanzialmente di antiriciclaggio, attività che sembra essere stata sempre molto favorita dal nostro ingombrante vicino. Essere arrivati anche ad impedire l'uso di ogni carta di credito o bancomat nel Vaticano, con i pesanti effetti economici che comporta per le difficoltà al flusso turistico, blocco che continua dopo più di un mese, la dice secondo me molto lunga su quanto fosse stata stirata la corda di certe operazioni.
Il Vaticano non è quindi solo un elemento di ingerenza morale e politica in Italia, ma è anche una potenza economica che si è sempre mossa con estrema immoralità garantita da una impunità legale di fatto, condizionando direttamente la finanza italiana con conseguenze molto pesanti sui suoi cittadini.
Credo che preoccuparsi solo della parte visibile dell'iceberg sia pericoloso, perché, come sempre, è la parte nascosta, e molto più grande, che può fare i danni maggiori.
E' un problema grosso, che blocca lo sviluppo della nostra società, ma è, credo, solo la punta di un iceberg estremamente più grande e più pericoloso.
Alcuni degli ultimi avvenimenti dovrebbero convincere anche i più restii a considerare come reali ipotesi che possono sembrare di puro "complottismo". La situazione del Monte dei Paschi di Siena, al di là del puerile tentativo di coinvolgere nel suo scandalo il Partito Democratico, mostra invece una serie di intrecci di potentati economico-finanziari che vanno dal vertice della Banca Santander, di chiara appartenenza all'Opus Dei, allo IOR, di cui non occorre cercare appartenenze, ai maneggi della Banca d'Italia sotto la gestione di Antonio Fazio, Legionario di Cristo e probabile soprannumerario Opus Dei, con infinite altre ramificazioni tutte ascrivibili a persone della stessa appartenenza ideologica. Sono fatti ufficiali, ormai leggibili su tutti i quotidiani, se si vuole leggere, e coprono buona parte degli scandali finanziari degli ultimi anni, anche se non è difficile pensare che si colleghino con continuità a quelli di decenni fa, a Marcinkus e a Robero Calvi.
La situazione attuale deve essere arrivata a livelli tali da costringere anche la timorata Banca d'Italia ad intervenire con una certa durezza per imporre al Vaticano almeno un minimo di ottemperanza alle norme europee di controllo finanziario, in termini sostanzialmente di antiriciclaggio, attività che sembra essere stata sempre molto favorita dal nostro ingombrante vicino. Essere arrivati anche ad impedire l'uso di ogni carta di credito o bancomat nel Vaticano, con i pesanti effetti economici che comporta per le difficoltà al flusso turistico, blocco che continua dopo più di un mese, la dice secondo me molto lunga su quanto fosse stata stirata la corda di certe operazioni.
Il Vaticano non è quindi solo un elemento di ingerenza morale e politica in Italia, ma è anche una potenza economica che si è sempre mossa con estrema immoralità garantita da una impunità legale di fatto, condizionando direttamente la finanza italiana con conseguenze molto pesanti sui suoi cittadini.
Credo che preoccuparsi solo della parte visibile dell'iceberg sia pericoloso, perché, come sempre, è la parte nascosta, e molto più grande, che può fare i danni maggiori.
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venerdì 18 gennaio 2013
Su Dibattitoscienza le domande definitive ai candidati alle politiche
Nel sito di Dibattitoscienza sono visibili le 10 domande inviate ai (troppi) candidati leader di coalizioni alle prossime elezioni politiche relative alla loro posizione sulla Scienza e su argomenti di interesse scientifico.
Questa iniziativa rappresenta la conclusione del percorso iniziato con l'invio di 6 domande di analogo argomento ai candidati alle primarie del CentroSinistra, con l'impegno di inviarle anche ai candidati a primarie di diversi schieramenti, che però non ci sono mai state. Le risposte ricevute sono state pubblicate, come le domande stesse, sul sito della rivista Le Scienze, e variamente commentate sui blog dei molti partecipanti all'iniziativa.
Ora proponiamo lo stesso meccanismo al massimo livello politico. E' stato creato un sito apposito per poter discutere delle possibili domande ed arrivare ad un elenco condiviso. Le domande ancora una volta sono ospitate sul sito de Le Scienze, che raccoglierà anche le risposte.
Ma la parte più interessante sarà ancora una volta l'insieme dei commenti, analisi e critiche alle risposte stesse che verranno fatte sui tanti blog indipendenti dei diversi partecipanti.
Da parte mia ritengo le prime tre domande le principali per definire una politica scientifica del paese, e sulle risposte a queste domande porrò particolarmente attenzione, privilegiando la seconda per un mio particolare interesse. Nei prossimi giorni cercherò di esplicitare le mie ragioni.
Ritengo anche che la decima abbia un contenuto ideologico particolarmente elevato, e forse eccessivo. Non mi sembra una domanda cui un politico sotto elezione possa rispondere onestamente. Ma il bello di un'iniziativa come questa è proprio che non è richiesta l'unanimità, e non c'è un padre-padrone che decide per tutti, come invece succede in altre esperienze di democrazia partecipativa (a parole)...
Questa iniziativa rappresenta la conclusione del percorso iniziato con l'invio di 6 domande di analogo argomento ai candidati alle primarie del CentroSinistra, con l'impegno di inviarle anche ai candidati a primarie di diversi schieramenti, che però non ci sono mai state. Le risposte ricevute sono state pubblicate, come le domande stesse, sul sito della rivista Le Scienze, e variamente commentate sui blog dei molti partecipanti all'iniziativa.
Ora proponiamo lo stesso meccanismo al massimo livello politico. E' stato creato un sito apposito per poter discutere delle possibili domande ed arrivare ad un elenco condiviso. Le domande ancora una volta sono ospitate sul sito de Le Scienze, che raccoglierà anche le risposte.
Ma la parte più interessante sarà ancora una volta l'insieme dei commenti, analisi e critiche alle risposte stesse che verranno fatte sui tanti blog indipendenti dei diversi partecipanti.
Da parte mia ritengo le prime tre domande le principali per definire una politica scientifica del paese, e sulle risposte a queste domande porrò particolarmente attenzione, privilegiando la seconda per un mio particolare interesse. Nei prossimi giorni cercherò di esplicitare le mie ragioni.
Ritengo anche che la decima abbia un contenuto ideologico particolarmente elevato, e forse eccessivo. Non mi sembra una domanda cui un politico sotto elezione possa rispondere onestamente. Ma il bello di un'iniziativa come questa è proprio che non è richiesta l'unanimità, e non c'è un padre-padrone che decide per tutti, come invece succede in altre esperienze di democrazia partecipativa (a parole)...
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domenica 6 gennaio 2013
Panini al Kamut®
Finalmente sono riuscito a fare dei panini come si deve.
Questo tipo di pezzatura di pane, tra 150 e 200 grammi, senza particolari lavorazioni, è sempre stata la mia bestia nera, riuscendo ad ottenendo dei risultati decenti solo raramente.
Questa volta ho cercato di sfruttare al meglio la recente capacità di fare un buon impasto con una adeguata struttura glutinica con la planetaria casalinga, che non è una vera impastatrice e dà facilmente problemi, e la migliore gestione dell'impasto che sono riuscito ad acquisire di recente.
Ho fatto dei panini semplici, con il 20% di farina di Kamut® e una media idratazione del 65%.
Ecco i miei Panini al Kamut® fotografati passo passo, come sempre.
Questo tipo di pezzatura di pane, tra 150 e 200 grammi, senza particolari lavorazioni, è sempre stata la mia bestia nera, riuscendo ad ottenendo dei risultati decenti solo raramente.
Questa volta ho cercato di sfruttare al meglio la recente capacità di fare un buon impasto con una adeguata struttura glutinica con la planetaria casalinga, che non è una vera impastatrice e dà facilmente problemi, e la migliore gestione dell'impasto che sono riuscito ad acquisire di recente.
Ho fatto dei panini semplici, con il 20% di farina di Kamut® e una media idratazione del 65%.
Ecco i miei Panini al Kamut® fotografati passo passo, come sempre.
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venerdì 4 gennaio 2013
Riforme: una parola per tutte le stagioni
Sono abbastanza
vecchio da ricordarmi quando “riforma” era la parola d’ordine e la
caratteristica principale di quella parte politica di natura socialista che
però rifiutava come irrealizzabile l’idea di una rivoluzione profonda della
società e un superamento della sua struttura capitalista. Più modestamente,
riteneva possibile una moderazione degli egoismi capitalistici verso una
struttura sociale più egualitaria attraverso l’applicazioni di nuove leggi
ordinarie dello Stato. Queste nuove leggi, dovendo modificare la situazione di
rapporto di forze preesistente e abbastanza statica, erano chiamate “leggi di
riforma”.
All’epoca la
struttura sociale era abbastanza definita, ed in Italia il predominio delle
rendite, sia agrarie che immobiliari e finanziarie, e queste ultime erano la
novità, stavano riprendendo il controllo dopo il troppo breve periodo di
sviluppo un po’ selvaggio del dopoguerra, che aveva per un momento portato
certe parti dell’industria italiana a competere con il resto del mondo in
termini di innovazione e ricerca. “Riforme” era quindi una parola d’ordine di
sinistra, per quanto moderata, e fatta poi propria anche dalla sinistra più
estrema quando il crollo economico dell’Unione Sovietica dimostrò che
l’abbattimento del capitalismo non era proprio dietro l’angolo, e oltretutto
non tanto auspicabile se fatto tanto per fare.
In Italia le
forze economiche “riformiste” furono sconfitte, con l’intera, o quasi,
imprenditorialità italiana che abbandonò ogni idea di competizione
internazionale in innovazione tecnologica per rifugiarsi nel più rassicurante
utero materno della rendita di posizione e del monopolio statale. Le imprese
produttive in settori tradizionali hanno dovuto fare dei veri e propri salti mortali
per sopravvivere, attraverso innovazioni di struttura originali ed apprezzate
anche all’estero, ma finendo inevitabilmente per doversi scontrare con la
concorrenza dei paesi emergenti, il loro basso costo del lavoro e i minori
controlli di qualità. Il risultato lo vediamo oggi.
Ma il mondo
andava avanti indipendentemente dai desideri degli imprenditori italiani, e la
natura stessa del capitalismo portava verso una sempre maggiore globalizzazione
delle sue strutture. Aiutata da “apprendisti stregoni” in pieno conflitto di
interessi, la liberalizzazione globale della finanza ha iniziato a ridurre,
fino a farle scomparire, le singole capacità nazionali, già deboli in proprio,
di controllo sull’aspetto finanziario, e di conseguenza su quello industriale
locale. La conseguenza è il mondo in cui viviamo ora, in cui sembra che per
poter continuare a sopravvivere bisogna rinunciare a molti dei livelli di
civiltà comune faticosamente conquistati negli anni precedenti.
Ma anche questa
rinuncia forzata viene chiamata “riforma”, e ritenuta indispensabile per la
sopravvivenza della struttura sociale attuale. Solo che se mentre prima si
volevano fare riforme in nome di un ideale di maggior uguaglianza, ora le
attuali riforme servono solo a mantenere, ed inevitabilmente aumentare, le
differenze economiche tra i diversi ceti sociali (non uso il termine “classi” a
ragion veduta, ma di questo aspetto ne dovrò riparlare).
Oggi, per le
prossime elezioni politiche, Mario Monti, il candidato che sarebbe stato
considerato il “candidato conservatore” per eccellenza nei due secoli
precedenti, si permette di definire “conservatori” Vendola, il rappresentante
di una sinistra tutto sommato molto moderata, la Camusso, segretaria del più
grande sindacato italiano, e Fassina, responsabile economico del Partito Democratico,
partito accusato da molti di essere troppo moderato.
Monti si
considera “riformatore” semplicemente perché vuole cambiare le regole
esistenti, indipendentemente dal fatto che sia per una maggiore equità sociale
o meno.
Non si rende
conto che rafforzare i rapporti di forza tra ceti sociali già in atto, aiutare
i forti ad essere più forti e rendere i deboli più deboli, anche se comporta
una modifica delle regole esistenti, non è né può essere mai considerata una “riforma”,
ma sempre e solo una “conservazione".
Se poi lo si fa
anche sotto il patronato della forza più conservatrice al mondo, sopravissuta
indenne e sempre potente a più di 2000 anni di storia, e sto ovviamente
parlando della Chiesa Cattolica, non ci possono essere più dubbi di chi sia il
vero “conservatore”.
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