Il giornalista
Alessandro Sallusti è stato definitivamente condannato a 14 mesi di carcere per
aver fatto pubblicare sul giornale Libero, di cui era Direttore Responsabile,
un articolo anonimo considerato diffamatorio. Che giornalisti vari diffamino
più o meno a piacere, è un fatto abbastanza scontato. Che diffamino qualcuno
che ha la forza di reagire e querelarli è già abbastanza più raro. Che poi si
finisca con un giudizio di colpevolezza con pena in carcere è quasi un caso
unico. Ma non per l’arbitrarietà del giudizio, ma per una semplice osservazione
che “cane non morde cane”, e che questi affari si “giudicano” normalmente in altra sede, e
con altri mezzi. Questo è stato evidentemente un caso particolare.
Però a me questo
giudizio piace molto. Sallusti è un personaggio molto antipatico, che si è
venduto, come giornalista, ad una parte politica in modo esplicito. Il cadere
in qualche incidente come questo l’aveva sicuramente messo in conto.
Normalmente quando si è condannati per reati di questo genere si finisce a
dover pagare delle cifre, anche notevoli, di denaro. Che per una persona nella
posizione di Sallusti significa sicuramente che non la paga lui, ma il giornale
o qualche assicurazione stipulata all’uopo (sempre a spese del giornale).
Per questo
ritengo questa sentenza molto esemplare, perché punisce il reo di un reato (non
di un’opinione) con una pena che “gli brucia” personalmente, e che non può
scaricare sul giornale come ha sempre fatto in precedenza.
Mi offro
volontario per portare a Sallusti delle arance fresche, purchè lui stia in
galera effettivamente (ma sembra già che ci siano poche speranze che questo sia
possibile).
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