mercoledì 21 novembre 2012

Il problema della produttività industriale in Italia

Oggi è stato firmato un accordo "per la produttività" tra diverse parti sociali, sindacati e Confindustria in primis, con l'avvallo del Governo. Manca però la firma della CGIL. Da parte governativa si cerca di minimizzare questa mancanza, sottolineando che la porta non sarà mai chiusa e nessuno verrà escluso da alcunchè.
Questo è un elemento positivo rispetto al recente passato in cui la spaccatura tra i sindacati era invece il reale obiettivo di ogni trattativa. Ma rimane il fatto che su una questione di estrema importanza per l'economia del paese si ha ancora una contrapposizione tra le organizzazioni padronali e il maggiore sindacato italiano.
La questione in discussione è complessa, molto complessa, per cui è impossibile definire in modo semplice chi ha ragione e chi torto, è anche difficile decidere se esiste una ragione e un torto.
Io non sono mai stato molto concorde con certi estremismi ideologici di una parte della CGIL che hanno in modo evidente condizionato la posizione dell'intera Confederazione, ma questa volta, indipendentemente dagli argomenti portati da l'una e dall'altra parte, mi sento di porre io una domanda:
Volete che, al di là di azioni su cui esiste accordo generale come una riduzione del peso e del costo della burocrazia, un sensibile aumento di produttività venga ottenuto attraverso una diminuizione significativa del costo del lavoro per unità di tempo o invece attraverso un aumento significativo del valore aggiunto del lavoro per la stessa unità di tempo?
Ovvio che la prima soluzione è la più facile, e l'unica che la nostra classe imprenditoriale ha saputo proporre fino ad ora, ma la seconda sarebbe l'unica soluzione capace di mantenere l'Italia nel novero dei paesi sviluppati. E' una soluzione difficile da perseguire, visto il livello in cui siamo, ma è la soluzione che DEVE essere perseguita, facendo pagare il costo a chi deve e che non ha pagato niente al momento.
Forse su questa base anche l'opposizione della CGIL sarebbe minore, e l'emarginazione delle sue frange più ideologiche risulterebbe più facile. A parte il fatto che è anche la strada GIUSTA da percorrere...

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